Sulla violenza

Ho visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di una vetrina infranta o di un auto da ricchi data alle fiamme.

Non ho mai visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di morti sul lavoro, di padroni che licenziano con un messaggio whatsapp, di turni lavorativi di 12 ore per 400 euro al mese.

La violenza è a uso e consumo del Potere: spesso la chiama addirittura Giustizia e la delega a questo o quel braccio armato. La violenza "legale", così amano definirla.
Ebbene, la violenza legale è sempre contro i lavoratori, contro i cittadini, contro il Popolo. In una parola: contro la Plebe.

La Plebe non ha diritto alla violenza "legale" né le converrebbe, perché tale violenza è per natura conservatrice, reazionaria, antisociale, controrivoluzionaria.

Per questo motivo, la Plebe può utilizzare una sola violenza: quella rivoluzionaria. Che può essere una violenza offensiva, cioè atta a sovvertire lo status quo, oppure - anzi, molto spesso - può essere violenza difensiva, di resistenza, contro la violenza "legale" del Potere.
In entrambi i casi ha una valenza rivoluzionaria, perché rompe lo schema.

Ho detto lo schema, non la vetrina.

"La violenza è rivoluzionaria, quando è adoperata a liberarsi dall'oppressione violenta di chi ci sfrutta e ci domina; appena essa si organizza a sua volta, sulle rovine del vecchio potere, in violenza di governo, in violenza dittatoriale, diventa controrivoluzionaria."
(Luigi Fabbri)

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