Propositi

Si avvicina il nuovo anno.
Di solito, questo è il periodo dei BUONI propositi per il futuro.
Nel mio caso, invece, questa sarà la volta dei NUOVI propositi.
Ci sono nuovi sentieri da battere, i vecchi non hanno dato grandi frutti. Devo alleggerire lo zaino e portare lo stretto indispensabile. È ora di lasciare a casa qualche chilo di ideologia e di cultura scolastica e speculativa.
Basta pippe mentali, basta metodi superati dalla cloaca moderna.

Che l'Onore faccia rime col Timore, oltre che con l'Amore.
Che la Natura mi costringa all'azione.
Non chiedo altro.

Ogni giorno di più

 "Solo come fenomeno estetico l’esistenza e il mondo appaiono giustificati"

Perché vivo? Perché il mondo vive? Per un solo motivo: produrre e godere della Bellezza. Non c'è altro scopo, signori, mi spiace rovinarvi la festa. Non siete venuti al mondo per fare la Storia, per cambiare la Società, per entrare nella Leggenda. Siete un agglomerato di atomi con una data di scadenza variabile, ma inevitabile. L'unica cosa che giustifica la vostra, la nostra esistenza è la realizzazione e la contemplazione della Bellezza, anzi delle bellezze. Naturali, artistiche, musicali, letterarie, sentimentali, spirituali, persino sportive. 
Non vi è Bellezza negli spread, nei conti correnti, nelle buste paga, nei mutui a tasso variabile, nelle tasse, nelle mode, nelle leggi imposte dall'alto, nei saluti ossequiosi e servili nei confronti del Potere, nell'omologazione. Se pensiamo che la nostra esistenza sia giustificata da queste cose, siamo fuori strada.

Stiamo buttando via la nostra vita.
Ogni giorno di più.

Dito medio(cre)

Se l'umanità fosse progredita non darebbe più scandalo. Come ogni atto provocatorio, sarebbe diventato istituzione. Perdendo la carica contestatrice che lo aveva generato.
Il dito medio mostrato per mandare a fanculo qualcosa o qualcuno non dovrebbe scandalizzare nemmeno i bambini. Eppure in questa malata società, in questa cloaca provinciale costretta tra le Alpi e la Sicilia, non si parla d'altro: una diciannovenne si è fatta un selfie di fianco ad un politico dormiente mostrando il dito medio.
Apriti cielo! Vergogna! Maleducazione imperante! Disprezzo!

Il politico di cui sopra, ridestatosi dal sonno e informato dell'infame dileggio, ha pensato bene di gettare benzina sul fuoco. Poche ore dopo, la ragazza aveva già ricevuto centinaia di insulti, minacce e - immancabili, visto che si tratta di una donna - materiale pornografico di vario tipo. Eh si, perché quando bisogna offendere una "femmina", la necessità di consigliare vari atti sessuali e di mostrarne le tecniche con esplicativi video tutorial viene assecondata senza freni. Se fosse stato un uomo a dileggiare il politico di potere mentre si beava nei suoi sogni, gli avrebbero quantomeno evitato questa prassi misogina, ripiegando su un più classico florilegio di insulti.

Quel dito medio ha evidenziato, ancora una volta, la vacua mediocrità della maggior parte delle esistenze di quest'epoca balorda. Perché agli inquisitori del web hanno fatto da stucchevole contraltare - immancabili anche loro, in casi come questo - i benpensanti in servizio effettivo e permanente. Per questi figuri, la diciannovenne è colpevole di aver "dileggiato una persona in un momento di debolezza", "quando non si poteva difendere". Invece che troia, puttana, rotta in culo e altre prelibatezze, per questi esemplari striscianti del buonismo la ragazza è una vigliacca, infame, "come il politico che dileggia".

A nessuno viene in mente che la cosa sia stata semplicemente una goliardata. Forse non riuscita, ma di certo poco offensiva e pericolosa. Una cazzata: niente di più, forse di meno. Nessuna volontà di scagliarsi politicamente contro il potente di turno. Nessuna volontà di ferire un povero cristo indifeso e bla bla bla.
La maggioranza di coloro che popola indegnamente questa lingua di terra si scandalizza per un dito medio e punta il dito indice. 
C'è poco da fare: i Mediocri pensano e agiscono così.


Conflitto vitale

La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotta:
  • di classe, secondo i marxisti;
  • di elites, secondo gli elitisti;
  • di potere, secondo i liberali e i conservatori.


Da ciò si evince una certezza: il divenire è figlio della lotta, del conflitto. Ragion per cui, chiunque si schieri contro il conflitto è nemico del divenire ed è strumento, consapevole o meno, della conservazione del vomitevole status quo.
Senza conflitto non viene sprigionata alcuna forza vitale, alcuna volontà e alcuna potenza. L'assenza di conflitto conduce alla morte, individuale e sociale. Morte ideale, morte spirituale, morte intellettiva, morte fisica.
Ogni forza spesa per sanare i conflitti, per disinnescare le lotte, per moderare i confronti al fine di raggiungere un maleodorante punto di incontro piuttosto che un rigoglioso punto di scontro, è una forza di morte.
Essa va combattuta. Essa va abolita. Essa va distrutta. 
Essa va negata.


La Paranza

La solita, sterile, scontata guerra dei numeri. 
Erano centomila, anzi cinquantamila, per la questura trentamila. Come se il numero indicasse qualcosa, se non la mera quantità scevra dalla qualità. 
Trentamila sardine, trentamila operai, trentamila tifosi di calcio, trentamila poliziotti: il numero è uguale. Indica qualcosa? No, nient'affatto. 
Nessuna valutazione sulla qualità delle idee proposte e delle azioni messe in campo viene fatta dai media e offerta all'informazione e alla riflessione del Popolo. 
Sarà ché il Popolo non interessa. Interessa soltanto la Massa. E quando si parla di Massa contano solo i numeri.
Centomila, cinquantamila, trentamila.

Forse solo al mercato del pesce, tra il baccagliar dei pescivendoli e la deliziosa puzza del mare, cinquantamila sardine valgono più di trentamila. E dico forse, perché anche al mercato ittico la qualità del pescato genera prezzi diversi, talvolta raddoppiati, della medesima tipologia di pesce.
Persino i pescivendoli danno più importanza alla qualità di quanto ne diano i giornalisti. Pennivendoli o meno, ragionano tutti per paranze. E il naufragar non è dolce in questo mar.


Rivoluzione e Rivolta

"Rivoluzione e Rivolta non devono essere presi per sinonimi. La prima consiste in un rovesciamento dello stato di cose esistente, dello statuto dello Stato o della Società: essa è dunque un atto politico o sociale. La seconda, pur comportando inevitabilmente una trasformazione dell'ordine costituito, non ha in questa trasformazione il suo punto di partenza. Essa deriva dal fatto che gli uomini sono scontenti di se stessi e di ciò che li circonda. Essa non è una levata di scudi, ma un sollevamento di individui, una ribellione che non si preoccupa assolutamente delle istituzioni che potrà produrre. La rivoluzione ha come obiettivo delle nuove istituzioni. La rivolta ci porta a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa è una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo. Essa non fa che liberare il mio Me dallo stato di cose esistente, il quale, dal momento in cui me ne congedo, viene meno e cade in putrefazione!"

Max Stirner - L'Unico e la sua proprietà

La ricerca di un'errata originalità

La Massa si affanna alla ricerca del nuovo, del mai visto, del mai detto. E per questo è pronta a mettere sotto i piedi qualsiasi buongusto, qualsivoglia decenza, ogni briciolo di dignità, ogni sputo di stile. Per poi ritrovarsi con milioni di "originali" tutti uguali tra loro, creati con lo stampino dai padroni del vapore.

L'Originalità non è novità. Non solo, non tanto, non più.
E' diversità. E' alterità: essere, pensare, agire in maniera altra.
Può persino essere rinverdire antichi usi e costumi, magari considerati démodé dalla Massa di "originali" di cui sopra.

La ricerca di una vera originalità, quando si trova di fronte al bivio tra Nuovo e Altro, prende il sentiero dell'Altro.
Sempre.


Banane senz'arte

Quando Caravaggio prese pennelli e colori ad olio e dipinse su una tela quel capolavoro passato alla storia col titolo di "Davide con la testa di Golia", creò Arte con la sua opera

Quando Marcel Duchamp comprò un orinatoio, lo portò nel proprio studio d'arte, lo capovolse e lo  chiamò "Fontana", firmandolo con lo pseudonimo "Richard Mutt", creò Arte con un suo gesto.

L'Arte presuppone che vi sia un'opera che crei dal nulla o un gesto che modifichi, isolandolo dal suo contesto e capovolgendone il senso, un oggetto precedentemente creato.
La Banana di Cattelan, di cui si sta parlando in questi giorni a seguito del fatto che sia stata mangiata da un sedicente artista, non risponde a nessuno dei due crismi: non è un'opera creata dal nulla né è un gesto che modifica il senso di un oggetto. E' semplicemente una banana attaccata col nastro adesivo ad una parete. Non è considerabile "arte", ma al massimo "comunicazione", "provocazione", o tante altre cose non necessariamente positive.
Non vi è arte nel mettere una banana su una parete. Non c'è nessun atto creativo, nessun gesto d'arte, nessun significato. 

Si sprecano in queste ore i confronti con la Merda d'Artista o con le Uova Firmate di Piero Manzoni. Confronti in entrambi i casi completamente strampalati: Merda d'Artista è sia opera d'arte (perché la merda è creata dallo stesso Manzoni), sia gesto d'arte (perché viene isolata, decontestualizzata e messa in scatola, con una evidente critica della società dei consumi); le Uova Firmate erano una performance d'arte, nella quale Manzoni invitava persone a venire presso il centro Azimut e a mangiare le uova sode che lui "firmava" con l'impronta del pollice.
Come si vede, la Banana di Cattelan non ricalca il caso della Merda d'Artista, perché Cattelan non ha creato la Banana né l'ha usata per comunicare un determinato messaggio tramite il suo gesto, e nemmeno quello delle Uova Firmate, in quanto l'artista non ha organizzato una performance per presentare questa sua opera.

Cattelan ha semplicemente attaccato una banana a una parete. Punto.
Se fosse questo il livello dell'arte contemporanea - concettuale o meno -, faremmo bene a sperare in un meteorite che metta a posto le cose. Fortunatamente, però, i recenti sviluppi artisti internazionali ci mostrano opere e artisti di ben altra levatura.

Le tre identità

Ogni Vir* diventa tale quando prende coscienza della propria identità, quando si afferma come individuo e non più come genere, quando comincia a vivere e a comprendere la socialità e l'asocialità, la comunità e l'individualismo.
Non tutti i Vir prendono coscienza della propria identità alla medesima maniera. C'è chi lo fa per empatia, chi per agonismo, chi per antagonismo.
Vediamo:

Identità empatica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità cercando di assomigliare ad un modello precostituito, indipendentemente dal fatto che tale modello sia reale o immaginario; il modello cui si ispirano è certamente mitizzato; in genere, gli uomini che scoprono la propria identità per via empatica preferiscono modelli positivi e molto amati dalla maggioranza delle persone; per questo motivo, l'identità empatica ha bisogno di piacere agli altri per piacere a se stessa.

Identità agonistica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità cercando di non assomigliare per nulla o quasi a un modello precostituito, ma sviluppandone uno originale o comunque minoritario; di fronte ai modelli che vanno per la maggiore, l'Agonista entra in competizione al fine di superarlo, smascherandone i vizi che vengono spacciati per virtù, le debolezze che vengono decantate come punti di forza; l'Agonista, quindi, necessita di un avversario contro cui scagliarsi per definire la propria identità; se l'Empatico "riconosce il simile per il simile", l'Agonista riconosce "il simile per il dissimile"; per questo motivo, tende a disprezzare la maggioranza e ad amare i piccoli gruppi, le nicchie, le tribù.

Identità antagonistica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità odiando tutti i modelli precostituiti, siano essi maggioritari o minoritari; l'Antagonista non vuole compiacere nessuno né vede avversari con cui competere, ma solo nemici da combattere e da sconfiggere; disprezza la maggioranza, anche se finge di appartenervi; non crede nelle minoranze, nelle avanguardie, nelle tribù; vede nemici ovunque e crede che tutto il mondo viva contro di lui; tende, per questo motivo, alla solitudine (che vive in maniera talvolta aristocratica e/o ironica, similmente a quanto faccia l'Agonista) e all'egoismo (a differenza dell'Agonista), al dispotismo e all'anarchismo asociale.

Ogni essere umano, durante la propria esistenza, percorre almeno uno dei tre sentieri sopra descritti. Alcuni riescono persino a camminare su tutti e tre, in fasi diverse della loro vita. Vi sarà comunque sempre una parte predominante, che delineerà l'identità del Vir e la memoria che di lui si avrà negli anni e nei secoli a venire.


*Vir, termine latino che significa Uomo; da non confondersi con Homo, termine tradotto alla stessa maniera nonostante abbia un significato profondamente diverso (cfr. QUI)

Dedicazione

Solitudine.

A volte è una scelta e una necessità, sul proprio cammino personale. A volte no.

E' una condizione così particolare e marcata da essere trasformata in un mero prodotto edonistico e prettamente commerciale. .
Ogni singola persona priva di una relazione stabile che non vede l'ora di dirmi come se la spassa, mi ha sempre , e ripeto sempre , narrato della sua condizione in termini di libertà sessuale assoluta e di vantaggio monetario.

Nulla di più vero , in quanto i vantaggi di cui si parla, sono soldi risparmiati, vacanze in giro sballandosi e scopando senza sensi di colpa, spacciando il tutto con la bella pulita di culo "la vita è una".

La tremenda paura e insicurezza che deriva da queste affermazioni è disarmante. .
I nobili motivi della solitudine, come la dedizione all'io interiore in funzione di qualcosa che va ben al di là del becero orgoglio single da gambe aperte e assegni a tre zeri, sono estremamente rari.

Se nella vostra vita scegliete di essere soli in nome dei weekend dedicati ai vostri vizi che necessitano il vostro portafoglio prosciugato e la vostra mente fottuta per poi dare dei "bigotti" a chi ha costruito qualcosa in cui crede, avete un problema serio, oltre ad una paura fottuta di farvi crescere i coglioni.

Tribalismo è unione.

Fonte: Leonardo, Dire Dogs

Il lupo e la dignità

L'inverno sembrava non avere una fine, e il branco moriva di fame. Il capobranco, il più vecchio di tutti, procedeva in testa e rassicurava i giovani, dicendogli che presto sarebbe arrivata la primavera. Ma, a un certo punto, un giovane lupo decise di fermarsi. Disse che ne aveva abbastanza del freddo e della fame e che sarebbe andato a stare con gli uomini. Perché la cosa importante era di restare vivo. Così, il giovane, si fece catturare e col passare del tempo, dimenticò di essere mai stato un lupo. Un giorno, di molti anni dopo, mentre accompagnava il suo padrone a caccia, lui corse servile a raccogliere la preda. Ma, si rese conto che la preda era il vecchio capobranco. Divenne muto per la vergogna, ma il vecchio lupo parlò e gli disse così: "io muoio felice perché ho vissuto la mia vita da lupo, tu invece, non appartieni più al mondo dei lupi e non appartieni al mondo degli uomini". La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più. 

Vivere l'Insorgenza

"Il principio della rivoluzione sociale è nella rivoluzione individuale". Quante volte ho sentito questa frase. Quante volte me l'hanno detta. Quante volte l'ho detta ad altri.
Puttanate. Rivoluzione sociale e rivoluzione individuale sono due cose completamente diverse, molto distanti, spesso persino opposte. La presenza della prima impedisce o mortifica la seconda, così come l'attuazione di una rivoluzione individuale non modifica minimamente lo scenario collettivo e quindi la possibilità di una rivoluzione sociale.

Cominciamo ad usare bene le parole. "Rivoluzione" deriva dal termine latino "revolutio", che significa rovesciamento... ma anche ritorno.  Questo dovrebbe già farci comprendere una prima, fondamentale verità: ogni rivoluzione ha dentro di sé un forte tasso di conservatorismo, di volontà di ritorno ad un passato mitizzato. Da questo punto di vista, possiamo affermare che Rivoluzione e Restaurazione siano molto più simili di quanto si immagini. Sono due facce della stessa medaglia.

Per questo motivo, non ha senso definirsi rivoluzionari, né in senso sociale, né in senso individuale. Se il nostro fine è la negazione del mondo moderno e la distruzione delle catene che lo status quo ci impone, non dobbiamo essere rivoluzionari, ma Ribelli. Non è nella rivoluzione, ma nella Rivolta che la nostra essenza deve incarnarsi, che la nostra vita deve dispiegarsi. 

I rivoluzionari vivono in attesa della rivoluzione, spesso ne parlano e quasi mai la fanno. 
I Ribelli invece esistono solo nell'Insorgenza. Non attendono uomini della provvidenza o ore del destino: negano l'esistente e lo combattono, talvolta con violenza, talaltra autoescludendosi dalla "società civile" e ritirandosi nel Bosco.
Ciò ci conduce all'ultima, definitiva verità: un rivoluzionario ha necessità di dichiararsi tale, pur senza vivere una rivoluzione; un ribelle ha necessità di vivere la propria rivolta, la propria insorgenza, la propria negazione, e non ha bisogno di dichiararlo a nessuno.


Hierarichie

Der Mensch ist fasziniert vom Wolf
weil er sich als Teil des Herde fühlen will,
aber die Herde bricht den Mann ab,
es verwandelt es in eine Zahl.

Das Ego stirbt in der Gemeinschaft,
der Eine stirbt in Vielheit,
der Krieger braucht keine Fahnen,
seine Heimat ist im Wald.

Es gibt keine Hierarchie, wenn nicht im Geiste.

___________

L'uomo è affascinato dal lupo
perché vuole sentirsi parte del branco,
ma il branco annulla l'uomo
trasformandolo in numero.

L'Io muore nella collettività,
l'Unico muore nella molteplicità,
il Guerriero non ha bisogno di bandiere,
la sua patria è nella foresta.

Non c'è gerarchia, se non nello spirito.


La Modernità inquina


Taranto, the first city founded by the Spartans outside Greece, has a percentage of childhood cancers 30% higher than the national average. One child in three, more.

In some areas of China, pollution has reached such levels that, to see the sun set, the government has installed huge screens on which to watch the red sun go down on the horizon.

In the vast Russia, less than half of the population has free access to drinking water. The remainder uses water from groundwater, the fourth most polluted in the world.

In Australia only 11.5% of the territory is subjected to some form of environmental protection (in Italy we are at 12%). This means that everything else is a land of conquest for real estate speculators and big farmers.

Indonesia, in less than fifty years, has reduced its forests by 40%.

China, which is often taken as a model for productivity, competitiveness, ability to stay on the market, is the country in the world with the most polluted waters. According to the World Health Organization, about 100,000 people every year, almost 300 a day, die from water pollution. A war takes fewer victims.

The United States, the "masters of the world", the political-cultural reference of more than two thirds of the planet, is the first country in the world for the use of chemical fertilizers and CO2 emissions, the second for water pollution and third for volumes of fishing.

Plastic pollution, that is the presence of plastic in the oceans, has an annual volume of 8 million tons. To bring this plastic in the oceans are mainly ten rivers: two in Africa (Nile and Niger) and the other eight in Asia (Blue River, Yellow River, Hai River, Pearl River, Mekong, Amur, Ganges and Indo). It should be remembered that plastic does not remain in the oceans but falls within the food chain, intoxicating our foods and, therefore, our bodies.

Do you know what produced this? Do you know what is condemning our planet and every single inhabitant to a qualitatively increasingly sick, polluted, risky life? Do you know what is pushing us, in the name of profit, towards an abyss from which there is no return?
The Progress. The Modernity.

__________

Taranto, la prima città fondata dagli spartani fuori dalla Grecia, ha una percentuale di tumori infantili superiore del 30% alla media nazionale. Un bambino su tre, in più.

In alcune zone della Cina l'inquinamento ha raggiunto tali livelli che, per vedere il Sole tramontare, il governo ha installato enormi teleschermi sui quali osservare il sole rosse scendere all'orizzonte.

Nella sterminata Russia, meno della metà della popolazione ha libero accesso all'acqua potabile. La restante parte utilizza l'acqua delle falde acquifere, le quarte più inquinate al mondo.

In Australia solo l’11,5% del territorio è sottoposto a qualche forma di tutela ambientale (in Italia siamo al 12%). Ciò significa che tutto il resto è terra di conquista per speculatori immobiliari e grandi imprenditori agricoli.

L'Indonesia, in meno di cinquant'anni, ha ridotto le proprie foreste del 40%.

La Cina, che spesso viene presa a modello per produttività, competitività, capacità di stare sul Mercato, è il paese al mondo con le acque più inquinate. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno circa 100.000 persone, quasi 300 al giorno, muoiono a causa dell’inquinamento idrico. Una guerra miete meno vittime.

Gli Stati Uniti, i "padroni del mondo", il riferimento politico-culturale di oltre due terzi del pianeta, sono il primo paese al mondo per l’utilizzo di fertilizzanti chimici e per emissioni di CO2, il secondo per inquinamento delle acque e il terzo per volumi di pescato.

L'inquinamento plastico, ossia la presenza di plastica negli oceani, ha un volume annuale di 8 milioni di tonnellate. A portare questa plastica negli oceani sono soprattutto dieci fiumi: due in Africa (Nilo e Niger) e gli altri otto in Asia (Fiume Azzurro, Fiume Giallo, Fiume Hai, Fiume delle Perle, Mekong, Amur, Gange and Indo). Va ricordato che la plastica non rimane negli oceani ma rientra nella catena alimentare, intossicando i nostri cibi e, quindi, i nostri corpi.

Sapete cosa ha prodotto tutto ciò? Sapete cosa sta condannando il nostro pianeta e ogni singolo abitante ad una vita qualitativamente sempre più malata, inquinata, rischiosa? Sapete cosa ci sta spingendo, in nome del Profitto, verso un baratro da cui non c'è ritorno?
Il Progresso. La Modernità.


Serenità e felicità

Serenity is not difficult to find. Just keep up with the times, live your age with the eyes of the people. Share with the masses the lower instincts, the plebeian interests, the fashionable passions. It is enough to believe in the truths offered, to be interested in gossip, to always have something to say without going deep. To be calm, it is enough to avoid fighting, accepting what arrives, perhaps thanking a master or a god who bestows his alms.

Happiness, on the other hand, is very difficult to find. Because it is rare and is detached from the times. Because it is so intense that it can last only a few moments. Happiness is a flame that does not burn in the hearts of the mass, does not feed on interests or fashions. It is not found in the professed truths, but in the unspoken truths. It is disinterested in profits and trends. Happiness dwells in the struggle, in the effort that precedes the fight and in the pain one feels when fighting. And it does not need victories, because it also live in defeats. Happiness needs only Honor, in victory as in defeat. And of Love, for oneself, for one's own family, for one's own clan.
Happiness is free: it has no masters to serve or deity to honor.

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La serenità non è difficile da trovare. Basta stare al passo coi tempi, vivere la propria epoca con gli occhi della massa. Condividerne gli istinti più bassi, gli interessi plebei, le passioni alla moda. E' sufficiente credere alle verità propinate, interessarsi ai pettegolezzi, avere sempre qualcosa da dire pur senza andare in profondità. Per essere sereni basta evitare di combattere, accettare ciò che arriva, magari ringraziando un padrone o un dio che elargisce la sua elemosina.

La felicità, invece, è difficilissima da trovare. Perché essa è rara ed è avulsa dai tempi. Perché è talmente intensa da poter durare solo pochi istanti. La felicità è un fiamma che non arde nei cuoi della massa, non si nutre di interessi o di mode. Non si trova nelle verità professate, ma in quelle taciute. E' disinteressata ai profitti e alle mode. La felicità alberga nella lotta, nella fatica che precede il combattimento e nel dolore che si prova combattendo. E non ha bisogno di vittorie, perché essa vive anche nelle sconfitte. La felicità ha bisogno solo di Onore, nella vittoria come nella sconfitta. E di Amore, per se stessi, per la propria famiglia, per il proprio clan.
La felicità è libera: non ha padroni da servire né divinità da onorare.

La scelta del Silenzio

Silence must be fought when it is imposed. When someone wants to silence you, stop you from expressing yourself. The Voice is more sacred than Life, because a life without the possibility of expressing itself is already dead. She died inside and starts rotting.
Life can last at most a century, the Voice can go through the millennia.

Silence must be honored when it is a free and autonomous choice. It is a treasure to be guarded, with an aristocratic detachment from the noise of modernity. If nothing is worth our Voice we must have the ability to keep quiet. To avoid being contaminated by the noisy Nothing around us.

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Il Silenzio va combattuto quando è imposto. Quando qualcuno vuole zittirti, farti tacere, impedirti di esprimerti. La Voce è più sacra della Vita, perché una vita senza possibilità di esprimersi è già morta. E' morta dentro e si avvia alla putrefazione.
La Vita può durare al massimo un secolo, la Voce può attraversare millenni.

Il Silenzio va onorato quando è una libera e autonoma scelta. E' un tesoro da custodire, con aristocratico distacco rispetto ai rumori della modernità. Se nulla merita la nostra Voce dobbiamo avere la capacità di tacere. Per evitare di essere contaminati dal chiassoso Nulla che ci circonda.

Il Progresso della misoginia

"Do you want to open the ports? But open your legs ..."
No, it's not a bad joke of spirit made by a group of males looking for easy laughter. To pronounce these unworthy words was one of your politicians. One of your representatives in the civil and democratic institutions of this country. An exponent of a ruling party.
After women who, when they talk about football, make the stomachache, we also have women who, instead of worrying about migrants, think about opening their legs.

And to think that humanity, when it began to be structured in a tribal way, had a sacred respect for women. They were not only daughters, wives and mothers, dedicated to the house and family, but also priestesses. The only ones who could talk with the gods. Also because many deities, in homage to the concept of sacred feminine, were females.
In some communities there were also female warriors, often better than their male counterparts. Do not just think of the mythical Amazon or the Norse Skjaldmær (otherwise known as Shieldmaiden), but also the Japanese Onna-bugeisha, the woman-ninja, the female equivalent of the samurai.

Yesterday they could fight in wars. Today someone turn up their noses if they enter the army.
Yesterday they could talk to the gods. Today they would do well not to talk about football.
And not only in the countries hypocritically defined as "developing", but also in the "civil" countries.
Those who represent, according to them, the Progress of humanity.

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"Vuoi aprire i porti? Ma apri le cosce..."
No, non è una pessima battuta da bar detta da un gruppo di maschi che cercano la risata facile. A pronunciare queste indegne parole è stato uno dei vostri politici. Uno dei vostri rappresentanti nelle istituzioni civili e democratiche di questo Paese. Un esponente di un partito di governo.
Dopo le donne che, quando parlano di calcio, fanno venire il voltastomaco, abbiamo anche le donne che, invece di preoccuparsi dei migranti, pensino ad aprire le cosce.

E pensare che l'umanità, quando cominciò a strutturarsi in maniera tribale, aveva un rispetto sacro per le donne. Non erano solo figlie, mogli e madri, dedite alla casa e alla famiglia, ma anche sacerdotesse. Le uniche che potevano parlare con gli dei. Anche perché molte divinità, in omaggio al concetto di femminino sacro, erano femmine. 
In alcune comunità c'erano anche le donne guerriere, spesso migliori dei loro omologhi maschili. Non si pensi solo alla mitica Amazzone o alla norrena Skjaldmær (altrimenti note con il nome inglese di Shieldmaiden), ma anche alla giapponese Onna-bugeisha, la donna-ninja, l'omologo femminile del samurai.

Ieri potevano combattere nelle guerre. Oggi fanno storcere il naso se entrano nell'esercito.
Ieri potevano parlare con gli dei. Oggi farebbero bene a non parlare di calcio.
E non solo nei paesi definiti ipocritamente "in via di sviluppo", ma anche nei paesi "civili".
Quelli che rappresentano, a loro dire, il Progresso dell'umanità.


Involuzione

Le donne non devono parlare di questo. O di quello. O di quest'altro.
Se lo fanno, mi viene il voltastomaco. Se lo fanno, sono meno affascinanti. Meno femmine. Cominciano ad assomigliare ai maschi, tutto rutti e fuorigioco. Meglio che stiano a fare il sugo o a parlare di cosmetica, di moda, di borse e scarpe.

Il bambino negro viene messo nell'angolo. Guardate, bambini bianchi, guardate quanto è brutto. No, non è razzismo. E' un esperimento sociale. Oggi si dice così. E' la dimostrazione di quanto l'odio impuro, derivato dell'ignoranza più becera e infame, abbia permeato le nostre vite. Le nostre relazioni interpersonali. Le nostre concezioni. 

L'involuzione. Kali yuga. Decadenza.
Come è possibile che ancora oggi ci siano persone, migliaia di persone, che ragionino in questo modo? E' possibile. Perché la nostra civiltà non sta avanzando, ma arretrando.

All'odio impuro si risponde con l'odio puro. 
I misogini e i razzisti non meritano altro. Anzi, dovrebbero ringraziarci: il nostro odio li nobilita, perché meriterebbero il più basso dei disprezzi.
Perché essi, nella loro infinita ignoranza, non hanno ancora compreso questa fondamentale verità: non c'è gerarchia, se non nello spirito.

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Women do not have to talk about this. Or about that. Or about this other one.
If they do, I get a stomachache. If they do, they are less fascinating. Less females. They begin to resemble males, all burps and offside. Better that they are doing the sauce or talking about cosmetics, fashion, bags and shoes.

The black child is put in the corner. Look, white children, look how he is ugly. No, it's not racism. It is a social experiment. Today we say that. It is the demonstration of how the impure hatred, derived from the most boorish and infamous ignorance, has permeated our lives. Our interpersonal relationships. Our conceptions.

The involution. Kali yuga. Decadence.
How is it possible that even today there are people, thousands of people, that reason in this way? It's possible. Because our civilization is not advancing, but regressing.

To impure hate is answered with pure hatred.
Misogynists and racists deserve nothing else. On the contrary, they should thank us: our hatred ennobles them, because they deserve the lowest of contempts.
Because they, in their infinite ignorance, have not yet understood this fundamental truth: there is no hierarchy, if not in the spirit.

Grandine e fiamma

Grandina un nuovo inverno
incurante del sole splendente,
il risveglio dal letargo si avvicina
solo se il passato si allontana.
Accetta la legna, omaggio degli dei,
e accendi il fuoco ancestrale.
Difendi, fino alla morte e oltre,
la fiamma che ti arde dentro.

La Negazione

Boschi, foreste, cascate, fiumi, laghi, mari, oceani, montagne, abissi.
Ognuna di queste cose merita di essere vista, assaporata, attraversata, vissuta, sognata.
Nessuna di esse ha confini, dogane, frontiere, limiti diversi da quelli imposti dalla Natura, serva e sovrana del pianeta che abitiamo.
Permettiamo ai nostri figli di passeggiare nei boschi, dormire nelle foreste, baciare sotto le cascate, nuotare nei fiumi e nei laghi, solcare i mari e gli oceani, scalare montagne, esplorare abissi. E se c'è un muro, un filo spinato, un cancello che ce lo impedisce, abbattiamolo.

Non siamo al mondo per costruire. Non in quest'epoca.
Noi siamo al mondo per distruggere. Noi siamo al mondo per negare.
Noi siamo la Distruzione. Noi siamo la Negazione.

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Woods, forests, waterfalls, rivers, lakes, seas, oceans, mountains, abysses.
Each of these things deserves to be seen, savored, crossed, lived, dreamed.
None of them has borders, customs, limits other than those imposed by Nature, servant and sovereign of the planet we inhabit.
Let's allow our children to walk in the woods, sleep in the forests, kiss under the waterfalls, swim in the rivers and lakes, sail the seas and oceans, climb mountains, explore abysses. And if there is a wall, a barbed wire, a gate that prevents us, let's take it down.

We are not in the world to build. Not in this era.
We are in the world to destroy. We are in the world to deny.
We are the Destruction. We are the Negation.

Scogli

Confutare certezze. Disarticolare verità. Combattere.
Non scopriremo di essere vivi solo morendo.
Non stringeremo mani troppo pulite.
Non intoneremo canti ad un solo dio.
Non impediremo alla nostra essenza di permeare la nostra esistenza.
La nostra anima - almeno lei! - non accetterà compromessi.
Meglio spezzarsi che piegarsi.
Non saremo bambù nel vento, ma scogli nella tempesta.
Che vengano le onde.
Che ci frustino i venti.

Nessun cedimento. Mai.

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Confute certainties. Disarticulate truth. Fight.
We will not discover that we are alive only by dying.
We will not hold hands that are too clean.
We will not sing songs to one god.
We will not prevent our essence from permeating our existence.
Our soul - at least her! - will not accept compromises.
Better to break than to bend.
We will not be bamboo in the wind, but rocks in the storm.
Let the waves come.
That whips the winds.

No yielding. Never.


Routine

Smarrimento. Disorientamento. Perdita. Incapacità di riconoscere il sentiero. Inutilità dei giorni. Abitudine. Silenzio.
Nell'alternarsi delle albe e dei tramonti, tutto sembra uguale. Tutto si ripete. Nessuna vetta, nessun abisso. Nessuna esaltazione, niente disperazione.
E non è forse questa una ragione per disperarsi?

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Bewilderment. Disorientation. Lost. Inability to recognize the path. Uselessness of the days. Habit. Silence.
In the alternation of sunrises and sunsets, everything seems the same. Everything is repeated. No peak, no abyss. No exaltation, no despair.
And is not this a reason to despair?