Propositi

Si avvicina il nuovo anno.
Di solito, questo è il periodo dei BUONI propositi per il futuro.
Nel mio caso, invece, questa sarà la volta dei NUOVI propositi.
Ci sono nuovi sentieri da battere, i vecchi non hanno dato grandi frutti. Devo alleggerire lo zaino e portare lo stretto indispensabile. È ora di lasciare a casa qualche chilo di ideologia e di cultura scolastica e speculativa.
Basta pippe mentali, basta metodi superati dalla cloaca moderna.

Che l'Onore faccia rime col Timore, oltre che con l'Amore.
Che la Natura mi costringa all'azione.
Non chiedo altro.

Ogni giorno di più

 "Solo come fenomeno estetico l’esistenza e il mondo appaiono giustificati"

Perché vivo? Perché il mondo vive? Per un solo motivo: produrre e godere della Bellezza. Non c'è altro scopo, signori, mi spiace rovinarvi la festa. Non siete venuti al mondo per fare la Storia, per cambiare la Società, per entrare nella Leggenda. Siete un agglomerato di atomi con una data di scadenza variabile, ma inevitabile. L'unica cosa che giustifica la vostra, la nostra esistenza è la realizzazione e la contemplazione della Bellezza, anzi delle bellezze. Naturali, artistiche, musicali, letterarie, sentimentali, spirituali, persino sportive. 
Non vi è Bellezza negli spread, nei conti correnti, nelle buste paga, nei mutui a tasso variabile, nelle tasse, nelle mode, nelle leggi imposte dall'alto, nei saluti ossequiosi e servili nei confronti del Potere, nell'omologazione. Se pensiamo che la nostra esistenza sia giustificata da queste cose, siamo fuori strada.

Stiamo buttando via la nostra vita.
Ogni giorno di più.

Dito medio(cre)

Se l'umanità fosse progredita non darebbe più scandalo. Come ogni atto provocatorio, sarebbe diventato istituzione. Perdendo la carica contestatrice che lo aveva generato.
Il dito medio mostrato per mandare a fanculo qualcosa o qualcuno non dovrebbe scandalizzare nemmeno i bambini. Eppure in questa malata società, in questa cloaca provinciale costretta tra le Alpi e la Sicilia, non si parla d'altro: una diciannovenne si è fatta un selfie di fianco ad un politico dormiente mostrando il dito medio.
Apriti cielo! Vergogna! Maleducazione imperante! Disprezzo!

Il politico di cui sopra, ridestatosi dal sonno e informato dell'infame dileggio, ha pensato bene di gettare benzina sul fuoco. Poche ore dopo, la ragazza aveva già ricevuto centinaia di insulti, minacce e - immancabili, visto che si tratta di una donna - materiale pornografico di vario tipo. Eh si, perché quando bisogna offendere una "femmina", la necessità di consigliare vari atti sessuali e di mostrarne le tecniche con esplicativi video tutorial viene assecondata senza freni. Se fosse stato un uomo a dileggiare il politico di potere mentre si beava nei suoi sogni, gli avrebbero quantomeno evitato questa prassi misogina, ripiegando su un più classico florilegio di insulti.

Quel dito medio ha evidenziato, ancora una volta, la vacua mediocrità della maggior parte delle esistenze di quest'epoca balorda. Perché agli inquisitori del web hanno fatto da stucchevole contraltare - immancabili anche loro, in casi come questo - i benpensanti in servizio effettivo e permanente. Per questi figuri, la diciannovenne è colpevole di aver "dileggiato una persona in un momento di debolezza", "quando non si poteva difendere". Invece che troia, puttana, rotta in culo e altre prelibatezze, per questi esemplari striscianti del buonismo la ragazza è una vigliacca, infame, "come il politico che dileggia".

A nessuno viene in mente che la cosa sia stata semplicemente una goliardata. Forse non riuscita, ma di certo poco offensiva e pericolosa. Una cazzata: niente di più, forse di meno. Nessuna volontà di scagliarsi politicamente contro il potente di turno. Nessuna volontà di ferire un povero cristo indifeso e bla bla bla.
La maggioranza di coloro che popola indegnamente questa lingua di terra si scandalizza per un dito medio e punta il dito indice. 
C'è poco da fare: i Mediocri pensano e agiscono così.


Conflitto vitale

La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotta:
  • di classe, secondo i marxisti;
  • di elites, secondo gli elitisti;
  • di potere, secondo i liberali e i conservatori.


Da ciò si evince una certezza: il divenire è figlio della lotta, del conflitto. Ragion per cui, chiunque si schieri contro il conflitto è nemico del divenire ed è strumento, consapevole o meno, della conservazione del vomitevole status quo.
Senza conflitto non viene sprigionata alcuna forza vitale, alcuna volontà e alcuna potenza. L'assenza di conflitto conduce alla morte, individuale e sociale. Morte ideale, morte spirituale, morte intellettiva, morte fisica.
Ogni forza spesa per sanare i conflitti, per disinnescare le lotte, per moderare i confronti al fine di raggiungere un maleodorante punto di incontro piuttosto che un rigoglioso punto di scontro, è una forza di morte.
Essa va combattuta. Essa va abolita. Essa va distrutta. 
Essa va negata.


La Paranza

La solita, sterile, scontata guerra dei numeri. 
Erano centomila, anzi cinquantamila, per la questura trentamila. Come se il numero indicasse qualcosa, se non la mera quantità scevra dalla qualità. 
Trentamila sardine, trentamila operai, trentamila tifosi di calcio, trentamila poliziotti: il numero è uguale. Indica qualcosa? No, nient'affatto. 
Nessuna valutazione sulla qualità delle idee proposte e delle azioni messe in campo viene fatta dai media e offerta all'informazione e alla riflessione del Popolo. 
Sarà ché il Popolo non interessa. Interessa soltanto la Massa. E quando si parla di Massa contano solo i numeri.
Centomila, cinquantamila, trentamila.

Forse solo al mercato del pesce, tra il baccagliar dei pescivendoli e la deliziosa puzza del mare, cinquantamila sardine valgono più di trentamila. E dico forse, perché anche al mercato ittico la qualità del pescato genera prezzi diversi, talvolta raddoppiati, della medesima tipologia di pesce.
Persino i pescivendoli danno più importanza alla qualità di quanto ne diano i giornalisti. Pennivendoli o meno, ragionano tutti per paranze. E il naufragar non è dolce in questo mar.


Rivoluzione e Rivolta

"Rivoluzione e Rivolta non devono essere presi per sinonimi. La prima consiste in un rovesciamento dello stato di cose esistente, dello statuto dello Stato o della Società: essa è dunque un atto politico o sociale. La seconda, pur comportando inevitabilmente una trasformazione dell'ordine costituito, non ha in questa trasformazione il suo punto di partenza. Essa deriva dal fatto che gli uomini sono scontenti di se stessi e di ciò che li circonda. Essa non è una levata di scudi, ma un sollevamento di individui, una ribellione che non si preoccupa assolutamente delle istituzioni che potrà produrre. La rivoluzione ha come obiettivo delle nuove istituzioni. La rivolta ci porta a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa è una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo. Essa non fa che liberare il mio Me dallo stato di cose esistente, il quale, dal momento in cui me ne congedo, viene meno e cade in putrefazione!"

Max Stirner - L'Unico e la sua proprietà

La ricerca di un'errata originalità

La Massa si affanna alla ricerca del nuovo, del mai visto, del mai detto. E per questo è pronta a mettere sotto i piedi qualsiasi buongusto, qualsivoglia decenza, ogni briciolo di dignità, ogni sputo di stile. Per poi ritrovarsi con milioni di "originali" tutti uguali tra loro, creati con lo stampino dai padroni del vapore.

L'Originalità non è novità. Non solo, non tanto, non più.
E' diversità. E' alterità: essere, pensare, agire in maniera altra.
Può persino essere rinverdire antichi usi e costumi, magari considerati démodé dalla Massa di "originali" di cui sopra.

La ricerca di una vera originalità, quando si trova di fronte al bivio tra Nuovo e Altro, prende il sentiero dell'Altro.
Sempre.


Banane senz'arte

Quando Caravaggio prese pennelli e colori ad olio e dipinse su una tela quel capolavoro passato alla storia col titolo di "Davide con la testa di Golia", creò Arte con la sua opera

Quando Marcel Duchamp comprò un orinatoio, lo portò nel proprio studio d'arte, lo capovolse e lo  chiamò "Fontana", firmandolo con lo pseudonimo "Richard Mutt", creò Arte con un suo gesto.

L'Arte presuppone che vi sia un'opera che crei dal nulla o un gesto che modifichi, isolandolo dal suo contesto e capovolgendone il senso, un oggetto precedentemente creato.
La Banana di Cattelan, di cui si sta parlando in questi giorni a seguito del fatto che sia stata mangiata da un sedicente artista, non risponde a nessuno dei due crismi: non è un'opera creata dal nulla né è un gesto che modifica il senso di un oggetto. E' semplicemente una banana attaccata col nastro adesivo ad una parete. Non è considerabile "arte", ma al massimo "comunicazione", "provocazione", o tante altre cose non necessariamente positive.
Non vi è arte nel mettere una banana su una parete. Non c'è nessun atto creativo, nessun gesto d'arte, nessun significato. 

Si sprecano in queste ore i confronti con la Merda d'Artista o con le Uova Firmate di Piero Manzoni. Confronti in entrambi i casi completamente strampalati: Merda d'Artista è sia opera d'arte (perché la merda è creata dallo stesso Manzoni), sia gesto d'arte (perché viene isolata, decontestualizzata e messa in scatola, con una evidente critica della società dei consumi); le Uova Firmate erano una performance d'arte, nella quale Manzoni invitava persone a venire presso il centro Azimut e a mangiare le uova sode che lui "firmava" con l'impronta del pollice.
Come si vede, la Banana di Cattelan non ricalca il caso della Merda d'Artista, perché Cattelan non ha creato la Banana né l'ha usata per comunicare un determinato messaggio tramite il suo gesto, e nemmeno quello delle Uova Firmate, in quanto l'artista non ha organizzato una performance per presentare questa sua opera.

Cattelan ha semplicemente attaccato una banana a una parete. Punto.
Se fosse questo il livello dell'arte contemporanea - concettuale o meno -, faremmo bene a sperare in un meteorite che metta a posto le cose. Fortunatamente, però, i recenti sviluppi artisti internazionali ci mostrano opere e artisti di ben altra levatura.

Le tre identità

Ogni Vir* diventa tale quando prende coscienza della propria identità, quando si afferma come individuo e non più come genere, quando comincia a vivere e a comprendere la socialità e l'asocialità, la comunità e l'individualismo.
Non tutti i Vir prendono coscienza della propria identità alla medesima maniera. C'è chi lo fa per empatia, chi per agonismo, chi per antagonismo.
Vediamo:

Identità empatica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità cercando di assomigliare ad un modello precostituito, indipendentemente dal fatto che tale modello sia reale o immaginario; il modello cui si ispirano è certamente mitizzato; in genere, gli uomini che scoprono la propria identità per via empatica preferiscono modelli positivi e molto amati dalla maggioranza delle persone; per questo motivo, l'identità empatica ha bisogno di piacere agli altri per piacere a se stessa.

Identità agonistica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità cercando di non assomigliare per nulla o quasi a un modello precostituito, ma sviluppandone uno originale o comunque minoritario; di fronte ai modelli che vanno per la maggiore, l'Agonista entra in competizione al fine di superarlo, smascherandone i vizi che vengono spacciati per virtù, le debolezze che vengono decantate come punti di forza; l'Agonista, quindi, necessita di un avversario contro cui scagliarsi per definire la propria identità; se l'Empatico "riconosce il simile per il simile", l'Agonista riconosce "il simile per il dissimile"; per questo motivo, tende a disprezzare la maggioranza e ad amare i piccoli gruppi, le nicchie, le tribù.

Identità antagonistica: è tipica degli uomini che delineano la propria identità odiando tutti i modelli precostituiti, siano essi maggioritari o minoritari; l'Antagonista non vuole compiacere nessuno né vede avversari con cui competere, ma solo nemici da combattere e da sconfiggere; disprezza la maggioranza, anche se finge di appartenervi; non crede nelle minoranze, nelle avanguardie, nelle tribù; vede nemici ovunque e crede che tutto il mondo viva contro di lui; tende, per questo motivo, alla solitudine (che vive in maniera talvolta aristocratica e/o ironica, similmente a quanto faccia l'Agonista) e all'egoismo (a differenza dell'Agonista), al dispotismo e all'anarchismo asociale.

Ogni essere umano, durante la propria esistenza, percorre almeno uno dei tre sentieri sopra descritti. Alcuni riescono persino a camminare su tutti e tre, in fasi diverse della loro vita. Vi sarà comunque sempre una parte predominante, che delineerà l'identità del Vir e la memoria che di lui si avrà negli anni e nei secoli a venire.


*Vir, termine latino che significa Uomo; da non confondersi con Homo, termine tradotto alla stessa maniera nonostante abbia un significato profondamente diverso (cfr. QUI)