Cristianesimo e Democrazia

"La nostra epoca è un’epoca di decadenza. La civiltà borghese-cristiano-plebea è giunta da parecchio tempo al punto morto della sua evoluzione...
È giunta la democrazia!
Ma sotto il falso splendore della civiltà democratica, i più alti valori spirituali sono caduti infranti.
La forza volitiva, l’individualità barbara, l’arte libera, l’eroismo, il genio, la poesia, sono stati scherniti, derisi, calunniati.
E non in nome dell’“io”, ma della “collettività”. Non in nome dell’“unico”, ma della “società”.

Così il cristianesimo – condannando la forza primitiva e selvaggia del vergine istinto – uccise il “concetto” vigorosamente pagano della gioia terrena. La democrazia – sua figliola – lo glorificò facendo l’apologia di questo delitto e celebrandone la bieca e volgare grandezza...
Ormai lo sappiamo!
Il cristianesimo fu la lama avvelenata piantata brutalmente nella carne sana e palpitante di tutta l’umanità; fu una fredda ondata di tenebra spinta con furia misticamente brutale ad offuscare il tripudio sereno e festante dello spirito dionisiaco dei nostri padri pagani.
In una fredda serata invernale fatalmente piombata sopra un caldo meriggio d’estate! Fu egli – il cristianesimo – che sostituendo il fantasma del “dio” alla realtà palpitante dell’“io”, si dichiarò nemico feroce della gioia del vivere, e si vendicò canagliescamente colla vita terrena.

Col cristianesimo la Vita fu mandata a rimpiangere nei paurosi abissi delle più amare rinunce; fu spinta verso i ghiacciai della rinnegazione e della morte. E da questa ghiacciaia di rinnegazione e di morte nacque la democrazia...
Poiché essa – la madre del socialismo – è figlia del cristianesimo."

(Renzo Novatore - Verso il Nulla creatore)

Sulla coerenza

"Niente può costituire seriamente un dovere, nemmeno la vita, o l’impulso che essa ci detta. Niente può impegnarci se non liberamente, cioè nella libertà. Ma l’esistenza così come la conosciamo non è libera, mentre l’ideale delle libertà è un lumicino di residuo, una larva di compassione. Certo, l’accordo che abbiamo “liberamente preso”, il cosiddetto “libero accordo”, ci impegna. Ma è stato veramente preso in modo “libero”? Non è stato preso in questo modo. Non c’è niente nella società che può essere preso in tal modo, in quanto le condizioni dell’esistenza, comunque valutate nella loro possibile clemenza parziale, sono coatte. Se io mantengo l’accordo preso, lo faccio perché voglio acquisire una merce pregiata, la correttezza, la quale ha mercato ottimo e può aprirmi tutte le porte. È ancora la volontà di potenza con il suo afflato chirurgico che regge l’accordo cosiddetto libero, non un principio etico che, come abbiamo visto, non può fondarsi sull’interesse all’acquisizione propugnato dalla volontà. In questo modo nemmeno la coerenza può aspirare al principio etico che sembra suggerire a prima vista. Si è coerenti perché si cerca il rispetto degli altri, e in fondo di se stessi, ma questa ricerca è ancora una volta un progetto della volontà di potenza, trovandomi sicuramente a mal partito in rapporti inquinati da una scarsa considerazione che gli altri si sono fatta del mio modo di mantenere gli impegni presi. Un buono o un cattivo giudizio dipende dalla conformità a certe regole, ma del giudizio stesso, se si prescinde dalle regole, non resta nulla. Dovrebbe restare ciò che è buono o cattivo, ma questo, nelle condizioni date, era esso stesso prodotto del giudizio, quindi va via con la sua scomparsa."

(A.M.Bonanno - Nichilismo e volontà di potenza)

Inesorabile

INEXORABLE 

Among the floor joints of the cobblestones, 
under boots of armed forces, 
I have lost my verses. 

The world had rhymes 
that I no longer find, 
the leaves do not turn yellow in the sunset, 
kisses have no flavor. 

I live in abstention, 
in the pain that doesn't hurt, 
in the peace that kills every day, 
inexorable. 

I forgot the noise of my heartbeats, 
the taste of my troubles, 
the acrid smell of tear gas in the mind, 
the fiery burning in the eyes 
that generated tears and anger, 
the glacial goodbye. 

Balaclava in the closet, 
between shirts that go tight 
and the scent of the processions 
in memory. 

I live in abstention, 
in the life that can't live, 
with the end slowly approaching, 
inexorable. 

                         (Tyler Nothing)

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INESORABILE 

Tra le fughe dei sampietrini, 
sotto stivali di forze armate, 
ho smarrito i miei versi. 

Il mondo aveva rime 
che non trovo più, 
le foglie non si ingialliscono nel tramonto, 
i baci non hanno sapore. 

Vivo nell'astensione, 
nel dolore che non fa male, 
nella pace che uccide ogni giorno, 
inesorabile. 

Ho dimenticato il rumore dei miei palpiti, 
il sapore dei miei affanni, 
l'acre odore dei lacrimogeni nella mente, 
il bruciore ardente negli occhi 
che generava lacrime e rabbia, 
il glaciale addio. 

Passamontagna nell'armadio, 
tra magliette che vanno strette 
e il profumo dei cortei nella memoria. 

Vivo nell'astensione, 
nel vita che non riesce vivere, 
con la fine che s'avvicina lentamente, 
inesorabile.

Dall'Odio

Rimbaud diceva che l'Amore non esiste. Fromm gli dava parzialmente ragione, dicendo che l'umanità è naturalmente portata a odiare più che ad amare.
Amore e Odio. Quanti versi si sono scritti su questi due sentimenti. Irriducibilmente avversari, ma non nemici. L'Amore e l'Odio si combattono dall'alba dei tempi, ma l'uno ha bisogno dell'altro. L'Amore, ardente come tizzoni di brace, e l'Odio, glaciale come l'inferno vichingo. Il conflitto tra i due è il motore del divenire: se esistesse solo l'Amore, tutto sarebbe fermo perché non vi sarebbe nessuna forza contraria, nessun vento che spiri in direzione opposta. Stesso dicasi se esistesse solo l'Odio.
Sono uguali e opposti, quindi? Potrebbe sembrar così, ma è un inganno. Chi ama sta bene, non vuole cambiamenti, gode del suo stato e si avvicina, così, inesorabilmente alla morte. Chi odia no, non sta bene. Vuole un cambiamento. Vuole godere la vita e combatte ardentemente la morte. Per questo è portato a rincorrere, a desiderare, a cercare in ogni luogo e in ogni tempo l'Amore.

“Soltanto quelli che sanno odiare sanno anche amare.”
                                                                (P. Kropotkin)

Il Margine

Si è sempre pensato che si potesse vivere solo in due modi: seguendo la corrente del fiume oppure procedendo controcorrente. In realtà esiste una terza modalità: il margine. Si può vivere ai margini del fiume, sulle rive scoscese e fangose, dove i poeti trovano i versi, gli artisti pennellano i colori, i suicidi salutano il mondo, i vendicatori attendono i cadaveri dei nemici.

La Negazione dell'esistenze trascende la sua Distruzione.
Prima di essere Distruttori, dobbiamo essere Negatori.

E' lì, ai margini della cosiddetta società civile, che si trovano i campi fertili ove seminare e far germogliale ogni Rivolta. Lì, alla periferia dell'Impero, ai bordi delle metropoli capitalistiche. 

Se non riuscite ad essere controcorrente, siate Margine.

"Ogni Società che voi costruirete avrà i suoi margini e sui margini di ogni Società si aggireranno i vagabondi eroici e scapigliati, dai pensieri vergini e selvaggi che solo sanno vivere preparando sempre nuove e formidabili esplosioni ribelli! Io sarò tra quelli!"

(Renzo Novatore)

"Quanto manca alla vetta?"

"Quanto manca alla vetta?"
"Tu sali e non pensarci" 

Friedrich Nietzsche - Così parlò Zarathustra
(25 agosto 1900 - 25 agosto 2020)

Essere punto di partenza

Essere significa agire. L'assenza di movimento - fisico o mentale che sia - è assenza di vita. Noi siamo perché agiamo, noi agiamo perché siamo.
Ma la nostra azione è causa o conseguenza? Noi stessi siamo causa o conseguenza della nostra vita?
Siamo noi a deciderlo. Possiamo decidere di seguire il flusso, essere flessibili come canna di bambù al vento, piegarci per non spezzarci, essere "il punto d'arrivo" della nostra Vita: essa ci genera, ci governa, ci domina, infine ci uccide.
Oppure possiamo decidere di fare l'opposto. Essere punto di partenza della nostra Vita. Essere il principio del sentiero, il monte da cui sorge il fiume invece del delta in cui affoga.

"Eh, ma questa è una illusione! La Vita decide per noi!".
Errore. La Vita non decide per noi, ma per se stessa. Se accettiamo il Fato, il Fato deciderà. Se lo combattiamo, se lo neghiamo, il Fato smette di influenzarci. Smette di esistere nella nostra vita, andando ad esistere in quella di un altro.
C'è solo un modo per smascherare questa illusione: non essere creatori, ma distruttori. Se vogliamo essere punto di partenza, dobbiamo distruggere tutti i ponti che ci hanno preceduto e che hanno creato lo status quo.
  
Non c'è creazione che non passi per una distruzione.
Non possiamo creare nulla, se non dalle rovine.

"C'è una bella differenza nel considerarmi il mio punto di partenza o il mio punto di arrivo. Se mi considero in quest'ultimo modo, io non mi possiedo ancora, sono quindi ancora estraneo a me stesso, sono la mia essenza, la mia "vera essenza" e questa "vera essenza" a me estranea è un fantasma dai mille nomi che si prende gioco di me. Siccome io non sono ancora io, il mio io è un altro io (per esempio Dio, l'uomo vero, l'uomo veramente religioso o razionale o libero, ecc.). Ancora lontano da me stesso, io mi divido in due metà, una delle quali, quella non raggiunta e da realizzare, è la vera. L'una, la non vera, deve venir sacrificata: è quella non spirituale; l'altra, la vera, dev'essere l'uomo integrale: è lo spirito. Per questo si afferma: "Lo spirito è la vera essenza dell'uomo" oppure: "L'uomo esiste come uomo solo in spirito". E così ci si butta disperatamente ad acchiappar spiriti, come se in questo modo si potesse prendere se stessi e, andando a caccia di sé, si perde di vista se stessi, quali siamo realmente."
(Max Stirner - L'Unico e la sua proprietà)

Goccia e Tempesta

“Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo. Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi quella goccia. Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.

Serkeftin! 

Orso, Tekoser, Lorenzo"

Mushin

Quando il guerriero è davanti al suo avversario, non deve pensare all'avversario, né a se stesso, né ai movimenti del corpo del suo nemico. Deve solo combattere trascurando ogni tecnica rigida, pronto unicamente a seguire i dettami del subconscio. Quando colpisce, non è l'uomo, ma il pugno del subconscio dell'uomo, che colpisce.

La sua mente deve immergersi nel vuoto: solo così potrà comandare il corpo. Questo vuoto mentale non è una mente vuota, priva di emozioni, né semplice quiete. È una mente distaccata, "non attaccata". Come uno specchio, non si attacca a nulla e non rifiuta nulla; sa ricevere, ma non trattiene. 

Sulla panchina (Haiku)

Vento d'agosto,

caldo come l'abbraccio

dei miei bambini. 

Ossa e carne

 Il Guerriero non conosce riposo, ma fugge dall'Abitudine. Sa bene che fare sempre le stesse cose può essere più pericoloso del non fare niente, del riposarsi. Allora cambia, come l'acqua cambia forma quando entra in un vaso o cade da una cascata. 

Il Guerriero combatte la routine, perché ripetere all'infinito anche la più prolifica delle azioni la rende inefficace. Mangiare sempre il più prelibato dei cibi alla lunga fa male. Anche il più buono dei vini fa ubriacare. 

Bisogna cambiare: impostazione, atteggiamento, posizione, allenamento. Ieri potenza, oggi resistenza, domani velocità, sempre meditazione. Aver cura dello spirito come si ha cura del corpo. 

Perché un corpo senza spirito è solo un ammasso di ossa e carne. Non è buono nemmeno per il brodo.

Indignados

 E' bella questa indignazione per quei farabutti che si sono magnati altri 600 euro alla faccia vostra e, in parte, mia. 

In parte perché io, pur pagando le tasse in questa sottospecie di Paese, ho poca dimestichezza con le "istituzioni della democrazia liberale", essendo io un antiliberale e, quindi, data la narrazione contemporanea, un antidemocratico.

E' bella questa indignazione perché sono convinto che sparirebbe in otto nanosecondi, appena qualcuno mollasse un ceffone a uno di quei farabutti. "No alla violenza!", direbbero gli indignados in servizio permanente. Quante volte l'ho sentita questa frase: durante i cortei, gli scioperi, le manifestazioni che finivano puntualmente in pestaggi, il global forum di Napoli, i giorni di Genova, ecc... ecc... ecc...

La cosa bella è che per gli indignados di cui sopra aggiungere 600 euro alle migliaia che già si intascano i nostri "rappresentanti nelle istituzioni democratiche del Paese" non è una violenza. D'altra parte c'è una legge che glielo consente, quindi...

Quindi bisogna decidere. O si sta dalla parte della Legge, e allora fanculo l'indignazione, perché hanno diritto a prendersi quei 600 euro e non rompete il cazzo.
O si sta dalla parte della Giustizia, e allora quei 600 euro sono peggio di una violenza: sono una dichiarazione di guerra al popolo.
Anzi, alla Plebe: perché questo ormai siamo.

Tertium non datur.

Discendenza

Vedo molte persone così ossessionate dalla loro linea di sangue da pensare di essere qualcuno solo per eredità. Disgusto assoluto.

Dall'altro lato vedo persone che celebrano culture che non conoscono affatto, solo per via dell'intrattenimento e delle serie tv.

È giusto e onorevole trarre ispirazione dal passato, rispettare e onorare le nostre culture e il nostro patrimonio, essere ispirati e orgogliosi di ciò che siamo, perché i nostri antenati vivono nel nostro sangue.

Ma i nostri antenati vivono anche di quello che facciamo. Soprattutto di quello che facciamo. Se fai il coglione su come fottutamente cazzuti erano i tuoi antenati celtici, e lo fai condividendo meme da pagine di estrema destra che si masturbano sui tuoi libri di storia e sul DNA, è così che mantieni in vita le leggende dei tuoi antenati:

- senza azione, cercando di rubare la loro stessa gloria per glorificarti senza una fottuta singola azione, come un parassita, succhiando le loro anime, usando la loro azione per giustificare la tua frustrazione e il tuo ego. Sei debole. Sei senza onore e preferirei essere dimenticato piuttosto che vedere le mie azioni usate da persone come te -

Ho fatto il test del DNA e sono molto interessato all'ascendenza, alla genetica e alla roba, ma come tutto, abbiamo bisogno di autocontrollo. Ho scoperto un sacco di cose incredibili su di me e sulla mia famiglia, ma non permetterò mai a me stesso di essere influenzato dai test del patrimonio nel mio percorso spirituale e marziale.

Ho sangue romano?
Ovviamente. Ma onestamente Roma non è esattamente un grande interesse per me.
Ho ascendenza tra i popoli germanici e slavi che hanno conquistato questa terra? Sì e mi sento davvero ispirato dalla loro potenza anche se non sono culturalmente slavo o tedesco. Siberiano / asiatico centrale? Probabilmente una piccola quantità. Sembra pazzesco eh? Qualcosa che ho sentito da quando ero bambino. Ed è una delle cose più stimolanti per me.
Azteco? Cazzo no. Ma nonostante ciò, amo la cultura messicana.

Problemi con quello? Vi aspetto intorno al fuoco stronzi.

Sono culturalmente ed etnicamente italiano, ma lascia che te lo dica: metti una goccia di rosso in un bicchiere di latte e guarda cosa succede.
Non essere il parassita che succhia il sangue dalle vecchie leggende. 
Sii l'eroe di una nuova saga.


Caos

Non esiste alcun disegno. Non c'è nessun "grande architetto". 
Il fiume scorre da monte a valle
Un corpo nasce, si sviluppa e muore
Il Sole sorge a est e tramonta a ovest.

Perché quella goccia è caduta? Perché non poteva non cadere.
Perché è caduta lì e non qui? Perché non esiste il Caso, inteso come Fato, Destino, Volontà divina.
Esiste il Caos: una cosa accade sempre, ma accade sempre in maniera diversa.
Perché "tutto diviene, nulla è".

Creazione

Sono secoli, sono millenni che ci riempiono la testa con la Creazione. 
Il momento in cui una divinità, forse annoiata dal nulla cosmico in cui viveva, ha deciso di creare ogni cosa, tra cui anche l'Uomo. Col passaggio dal politeismo al monoteismo, la Creazione ha assunto sempre maggiore importanza per le società e gli individui che soggiacevano a un determinato culto monoteista: Yahweh, Dio, Allah, hanno tutti caratteristiche comuni, le loro "creazioni" si assomigliano in maniera incredibile, sono ovviamente onnipotenti e onniscienti, ognuno di loro viene considerato l'Unico Dio dai suoi adepti.
Se la Creazione è opera di un dio, vuol dire che questo dio non è creato. E' un problema che già i filosofi presocratici provarono ad indagare, ricercando il famoso arché, primo motore immobile del divenire. Come può una cosa non creata, un "non-essere", creare ogni cosa, creare "l'essere"? Semplicemente non può, a meno che non si ammetta che il non-essere è, ossia che il Nulla è, il che significa giungere al supremo nichilismo, che è la negazione di ogni possibile culto religioso.

Non potendo dimostrare l'esistenza di dio senza sfociare nel nichilismo, allora il problema della Creazione va ribaltato: dio non è creatore, ma creato. Da chi? Dall'Uomo, anzi da gruppi di uomini che, avendo creato dio, hanno posto limiti a se stessi e imposto limiti e divieti agli altri uomini.
L'Onniscienza e l'Onnipotenza, pertanto, sono falsi miti: nulla si può conoscere completamente o si può governare completamente perché "tutto diviene, nulla è". 
Il problema non è nell'Essere, ma nel Divenire. Non c'è un Essere che crea, ma un Divenire che trasforma, perché

"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma"

Nella fisica come nello spirito.

Damnatio Memoriae

Dobbiamo vivere affinché di noi ci sia memoria quando moriremo. E se non ci sarà, dobbiamo fare in modo che ci sia almeno una damnatio memoriae, ossia che qualcuno si prenda la briga di ricordarsi di noi per farci dimenticare dagli altri.
Questo non vuol dire che dobbiamo vivere come asceti, come eremiti, distanti e schifati dalle cose terrene. Al contrario, significa che dobbiamo mangiare la vita, bere i suoi vini fino a ubriacarci, farci l'amore con trasporto e passione, sempre pensando che vivere non sia solo questo. Abbiamo anche uno spirito: anche lui ha bisogno di cibo, di vino, di sesso. La vita del corpo è molto più breve di quella dello spirito e del corpo non ci sarà memoria; perciò non perdiamo tempo ad arrabbiarci per le cose infime e a ingozzarci come se non ci fosse un domani. Un domani c'é, è per il nostro spirito, è per la gloria eterna.

"Rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche; i più invece pensano solo a saziarsi come bestie"
(Eraclito)

Respiro divino

La natura ci da tutto ciò che ci serve.

Inclusa la sensazione di curiosità che ci permette di trascendere i limiti umani e avventurarci al di là della sicurezza e della moderazione.

La natura è il respiro divino che accende in noi la fiamma di quella furia combattiva che deve e vuole trovare la ragione dell'esistenza.

Essa non ci impone libri o un dogma, ma ispira soltanto una feroce necessità di sfidarla, consci di quei ricordi ancestrali di sopravvivenza e lotta.

Afa

Afa d'estate:
sudano i pensieri,
soffre il cuore.

No prejudice

Non lodare il giorno finché non è sera. 
Non lodare il ghiaccio finché non lo hai attraversato.
Non lodare la birra finché non l'hai bevuta.