La Bestia

Non mi scaglierò mai contro chi è invischiato nelle sabbie mobili della droga. Essendo contrario a ogni forma di dipendenza, da quella fisica a quella psichica a quella esistenziale, non posso che compatire chi invece si lascia sopraffare e incatenare.

Perché di questo si tratta: catene, invisibili catene, molto difficili da spezzare. Qualcuno potrà obiettare: ognuno è libero di scegliere come vivere, anche di vivere in catene. E' una obiezione che comprendo, ma che non approvo. 

La libertà della schiavitù non è mai libertà.
La libertà dalla schiavitù, da qualsiasi forma di schiavitù, è l'unica libertà.

Questo discorso vale per tutti: per il più democratico tra i democratici e per il più fascista tra i fascisti. E vale anche in questo caso, quando l'essere spregevole di cui tutti stanno parlando viene colpevolizzato per aver fatto uso di droghe.

No. Quell'essere spregevole merita odio e disprezzo per quello che ha fatto e scritto in questi anni. Per aver creato una macchina infernale di Odio e Disprezzo sociale, chiamata per l'appunto La Bestia. Quell'essere spregevole merita il disgusto che personalmente provo per la sua persona per ciò che ha realizzato, non perché avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti.

Anche Al Capone andò in galera per evasione fiscale, ma il vecchio boss italo-americano meritava odio e disprezzo perché era un lurido mafioso, non perché non pagava le tasse.

Sulla violenza

Ho visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di una vetrina infranta o di un auto da ricchi data alle fiamme.

Non ho mai visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di morti sul lavoro, di padroni che licenziano con un messaggio whatsapp, di turni lavorativi di 12 ore per 400 euro al mese.

La violenza è a uso e consumo del Potere: spesso la chiama addirittura Giustizia e la delega a questo o quel braccio armato. La violenza "legale", così amano definirla.
Ebbene, la violenza legale è sempre contro i lavoratori, contro i cittadini, contro il Popolo. In una parola: contro la Plebe.

La Plebe non ha diritto alla violenza "legale" né le converrebbe, perché tale violenza è per natura conservatrice, reazionaria, antisociale, controrivoluzionaria.

Per questo motivo, la Plebe può utilizzare una sola violenza: quella rivoluzionaria. Che può essere una violenza offensiva, cioè atta a sovvertire lo status quo, oppure - anzi, molto spesso - può essere violenza difensiva, di resistenza, contro la violenza "legale" del Potere.
In entrambi i casi ha una valenza rivoluzionaria, perché rompe lo schema.

Ho detto lo schema, non la vetrina.

"La violenza è rivoluzionaria, quando è adoperata a liberarsi dall'oppressione violenta di chi ci sfrutta e ci domina; appena essa si organizza a sua volta, sulle rovine del vecchio potere, in violenza di governo, in violenza dittatoriale, diventa controrivoluzionaria."
(Luigi Fabbri)

La mia felicità nella felicità altrui

"C’è sempre stato  nella mia natura un difetto capitale: l’amore del fantastico, delle avventure straordinarie e inaudite, delle imprese dagli orizzonti illimitati e dei quali nessuno può prevedere il risultato. In un’esistenza ordinaria e calma soffocavo, mi sentivo a disagio. Gli uomini normalmente cercano la tranquillità e la considerano come il bene supremo; in quanto a me, mi metteva disperazione; il mio spirito era in continua agitazione, e voleva azione, movimento, vita.  

[…]  

Questo bisogno, aggiunto dopo all’esaltazione democratica, è stato per così dire il mio unico impulso. Questa esaltazione può essere definita con poche parole: l’amore della libertà ed un odio invincibile per ogni oppressione, odio tanto più intenso quando questa oppressione riguardava altri e non me. Cercare la mia felicità nella felicità altrui, la mia dignità personale nella dignità del mio prossimo, essere libero nella libertà degli altri, ecco tutto il mio credo, l’aspirazione di tutta la mia vita. Consideravo come il più sacro dei doveri quello di rivoltarmi contro ogni oppressione, chiunque ne fosse l’autore o la vittima."

(M. Bakunin, Confessione)

Due parole a Ratzinger

"Il concetto di 'matrimonio omosessuale' è in contraddizione con tutte le culture dell'umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell'umanità sino a oggi".

Con queste parole, un ex Papa costretto a dimettersi per mai chiariti motivi, ha voluto far sapere al mondo la sua posizione sui matrimoni omossessuali.

Lo ringrazio, ma poteva tenersi il fiato in gola e risparmiare energie: la Chiesa, di cui lui è stato il capo, non ci ha mai capito una ceppa di sessualità, sia omo quanto etero. Lo ringrazio, però: con queste affermazioni ha confermato che la mia posizione sui matrimoni omosessuali è giusta, anzi sacrosanta.

"E' in contraddizione con tutte le culture dell'umanità che si sono succedute".
Diceva quindi il falso Svetonio, che nelle Vite dei dodici Cesari parlava di un doppio matrimonio omosessuale contratto da Nerone: con un fanciullo di nome Spuro e, qualche anno dopo, con un liberto di nome Pitagora.

Scriveva stupidaggini Cassio Dione, che pubblicò una Storia Romana in ottanta libri, nella quale parlò di un altro celebre sposalizio omosessuale: quello tra l'imperatore Eliogàbalo e il suo amante prediletto, l'auriga Ierocle. Pare che l'imperatore  amasse rivolgersi al consorte chiamandolo "marito", mentre egli stesso si definiva la sua "regina".

Evidentemente per il fu Papa Ratzinger l'Impero Romano non appartiene alle culture dell'umanità. Buono a sapersi.

"Significa una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell'umanità sino a oggi".
Che bello: l'umanità fa talmente schifo, ha raggiunto un livello così basso dal punto di vista culturale, ha prodotto classi dirigenti talmente inette e ignoranti, che qualsiasi atto possa "rivoluzionare" lo status quo va considerato - giusto per citare parole care all'ex pontefice - una "manna dal cielo".
Il matrimonio omosessuale rompe con la gretta tradizione di cui ancora oggi notiamo gli avariati frutti? Ottimo, ben venga!

Voglio essere chiaro: pur non avendo NULLA, e sottolineo NULLA, contro chi decide di non sposarsi, personalmente credo nel matrimonio, tanto è vero che mi sono sposato.
E credo in ogni forma di matrimonio: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, ecc...

Il bigottismo è una forma della Modernità. 
E a me, la Modernità, non piace.
Solo gli stolti credono che le preferenze sessuali siano un prodotto dei tempi recenti.
Esse sono antiche quanto l'Uomo.

Inferno

"Se la Terra ci sembra un inferno è soltanto perché siamo convinti che debba essere un paradiso."

Il problema è mettersi d'accordo. Su cosa sia questo dannato paradiso di cui blaterano da secoli, anzi da millenni.

E a blaterare sono sempre loro: i patrizi debosciati, i sacerdoti dello status quo, i padroni del vapore, i ceti dominanti.
Vendono paradisi a targhe alterne. Se non hai contante fresco, nessun problema: ci sono le rate. Degli splendidi paradisi a rate.
Artificiali, naturali, virtuali, reali, onirici: paradisi per tutti, venghino signori, venghino.

Forse è per questo che qualcuno - pochi, pochissimi, ma ci sono - ha smesso di rincorrere i vostri paradisi.
Qualcuno ha smesso di desiderarti, di sognarli, persino di impegnarsi per andare a finire lì.
Invece che ballare le vostre musiche, meglio il silenzio. Di fronte alle vostre splendide luci, meglio il buio. 

Quando capiremo che il paradiso non esiste, smetteremo di temere anche l'inferno.