Sulla coerenza

"Niente può costituire seriamente un dovere, nemmeno la vita, o l’impulso che essa ci detta. Niente può impegnarci se non liberamente, cioè nella libertà. Ma l’esistenza così come la conosciamo non è libera, mentre l’ideale delle libertà è un lumicino di residuo, una larva di compassione. Certo, l’accordo che abbiamo “liberamente preso”, il cosiddetto “libero accordo”, ci impegna. Ma è stato veramente preso in modo “libero”? Non è stato preso in questo modo. Non c’è niente nella società che può essere preso in tal modo, in quanto le condizioni dell’esistenza, comunque valutate nella loro possibile clemenza parziale, sono coatte. Se io mantengo l’accordo preso, lo faccio perché voglio acquisire una merce pregiata, la correttezza, la quale ha mercato ottimo e può aprirmi tutte le porte. È ancora la volontà di potenza con il suo afflato chirurgico che regge l’accordo cosiddetto libero, non un principio etico che, come abbiamo visto, non può fondarsi sull’interesse all’acquisizione propugnato dalla volontà. In questo modo nemmeno la coerenza può aspirare al principio etico che sembra suggerire a prima vista. Si è coerenti perché si cerca il rispetto degli altri, e in fondo di se stessi, ma questa ricerca è ancora una volta un progetto della volontà di potenza, trovandomi sicuramente a mal partito in rapporti inquinati da una scarsa considerazione che gli altri si sono fatta del mio modo di mantenere gli impegni presi. Un buono o un cattivo giudizio dipende dalla conformità a certe regole, ma del giudizio stesso, se si prescinde dalle regole, non resta nulla. Dovrebbe restare ciò che è buono o cattivo, ma questo, nelle condizioni date, era esso stesso prodotto del giudizio, quindi va via con la sua scomparsa."

(A.M.Bonanno - Nichilismo e volontà di potenza)

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