Comunista jüngeriano

Il mio rapporto con la Politica è sempre stato conflittuale.
Non tanto perché ho una innata tendenza ad avvicinarmi a partiti e movimenti politici che non arriveranno mai alla doppia cifra, ma soprattutto perché non ho grande fiducia - eufemismo! - nelle Masse.

Quando ho avuto una tessera di partito in tasca, su di essa c'era sempre una Falce e Martello.
La prof Serino, docente di matematica al liceo, sosteneva invece che io fossi anarchico. Inconsapevolmente anarchico.
Per molti compagni, invece, ero troppo "moderato"... oppure troppo "radicale"... in genere troppo "distaccato".

A tal proposito, in questi giorni mi è tornato in mente un episodio:

Ero al primo anno di università.
Avevo 17 anni e sostenni l'esame di Storia delle Dottrine Politiche.
Al termine del quale, ricevetti dall'assistenze del professore una delle definizioni politiche più affascinanti che abbia mai ricevuto:
"Lei" - mi disse - "è un comunista sui generis. Lei è un comunista jüngeriano ".

Comunista jüngeriano.
Potevo mai aspirare a qualcosa di meglio?

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