Uomo. Uomini. Umanità.
Non facciamo più distinzione: se Tizio e Caio hanno le medesime caratteristiche fisiche, sono entrambi degni di essere chiamati "Uomini".
Ecco, la Dignità.
Ecco, l'Onore (quello puro, non quello utilizzato dalla propaganda politica dei soliti estremisti). L'Onore di dirsi ed essere detto Uomo.
Una volta non era così. Gli antichi Greci distinguevano "andròs" da "ànthrōpos", l'Uomo dalla Umanità, intesa come comunità di uomini e donne. Essere considerato "andros" era un onore, perché elevava dalla massa colma di "anthropoi"
Anche i Romani facevano una distinzione simile, tra "vir" e "homo": anche se in un primo momento può sembrare una distinzione di genere (Vir è il maschio, Homo è l'essere umano), col passare dei secoli tale distinzione ha assunto un carattere di prestigio, in quanto il Vir era rivestito di una dignità e di un onore superiori agli altri maschi romani.
Certo, parliamo di società in cui una donna poteva al massimo ambire a ruoli di sacerdotessa o di concubina di un uomo potente. Una "società maschilista", si direbbe oggi.
Non mi pare che per le donne la situazione sia migliorata più di tanto, almeno nella sostanza. Il cammino per un reale emancipazione è ancora lungo.
Specialmente in una società come quella contemporanea, dominata da Homines. Una società in cui il Vir può solo rifugiarsi nella foresta.
In attesa di una nuova alba.
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