Il problema di quest'epoca balorda e sciatta è che non c'è il cadavere. Il cadavere di dio. Nessuno lo ha visto, fotografato, ripreso, postato su Instagram, twittato su Twitter, condiviso su Facebook. La morte di dio può essere dichiarata anche dalla mente più eccelsa del Ventunesimo secolo, nessuno ci crederebbe senza che non ci sia un gruppo whatsapp che ne possa condividere il cadavere.
Dio è morto, o no? La domanda è tornata prepotente, di pari passo col ritorno dell'integralismo, del bigottismo, del sessismo, del razzismo. Forse perché dio non può che esistere per queste persone, per queste anime schiave amanti delle catene, per queste menti indurite, per queste bocche vomitanti odio.
Io so per certo che dio non esista, ma non perdo un minuto a tentar di convincere chi si è barricato dietro il muro della sua folle fede, che utilizza per discriminare chi crede in altri dei o chi, come il sottoscritto, non crede in alcun dio.
Preferisco dedicare il tempo ad abbattere quel muro, a scardinarlo senza pietà alcuna. E alla domanda se dio è morto, io rispondo scrollando le spalle: chi se ne frega.
"Che cosa è dio per la mente che crede, se non il padrone dei padroni, il re dei re di tutto l'universo? È il prepotente massimo."(Luigi Fabbri)
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