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La guerra è la salute dello Stato

"Associando queste vigorose tendenze presenti nell’individuo - il piacere del potere e il piacere dell'obbedienza - l’istinto gregario diventa un fattore irresistibile nella società. La guerra stimola questo fattore al più alto grado possibile. Essa convoglia gli influssi della misteriosa corrente del branco, dilatando il potere e l’obbedienza verso gli ambiti più lontani della società, raggiungendo ogni individuo e qualsiasi piccolo gruppo riesca a coinvolgere. E lo Stato - l’organizzazione dell’intero branco, dell’intera collettività - si basa proprio su questo istinto e lo utilizza a fondo."

(Randolph Bourne)

Ogni forma di dominio ha bisogno di dominati. Ogni potere, per essere tale, deve esercitarsi sulla massa. Più è pecorile la servitù della massa, più il Potere rischia di rimanere sul trono per un tempo lungo, quasi indefinito.

La guerra si inserisce perfettamente in questa logica di dominio perpetua. Cosa rinfocola l'istinto gregario degli individui e delle masse più di una bella guerra? Cosa consente al Potere di ridurre fino a sopprimere ogni dissenso, ogni opposizione, ogni libertà, più di una guerra? Cosa divide il popolo, i lavoratori, i cittadini, tanto quelli con passaporto diverso quanto quelli "appartenenti" alla medesima nazione, più di una guerra?

La guerra è la salute dello Stato. Non esiste Stato che non abbia bisogno di un nemico contro cui agitare venti di guerra o contro cui mandare le masse a morire. Per idiozie come Patria o Bandiera. Più uno Stato è "in guerra", più le masse lo sosterranno, più il governo sarà saldo.
Fino a quando l'enorme menzogna che la guerra nasconde dentro e dietro le divise o le bandiere non venga disvelata e tutti riescano a vedere il marcio che c'è nello Stato e nel Governo.

Siamo tutti NoVox

La rosa dei candidati della destra. I veti e le controproposte del centrosinistra. Il profilo quirinalizio. L'unità nazionale contro la pandemia. Una figura garante nei confronti dell'Europa.

Quante ne stiamo sentendo. Armi di distrazione di massa, come se l'inquilino del Quirinale potesse far costruire nuove scuole e nuovi ospedali, potesse abolire la precarietà lavorativa che si traduce in precarietà di vita, potesse impedire le morti sul lavoro e - ultima novità della democrazia liberale - anche le morti in scuola-lavoro.

Il fantoccio che metteranno sul Colle romano non cambierà la vita dei lavoratori italiani, non abolirà l'infame tessera verde, non metterà fine a questa indegna gazzarra tra NoVax e UltraVax.

E mentre i "rappresentanti del Popolo" ci deliziano votando Signorini, Siffredi o Bruno Vespa, il "Popolo" prova a lanciare un urlo di disgusto per l'ennesima infima prova di questa classe politica. Solo un urlo, di più non si riesce a fare. E nemmeno quest'urlo viene ascoltato, anzi percepito, dalle istituzioni della democrazia liberale.

Un Popolo che urla, ma non ha voce.
Adesso è ufficiale, siamo tutti NoVox.

Il Male della Fede

Stiamo accettando tutto.
Tutto subiamo e tutto siamo pronti a subire.
Per fede.

Fede nella religione, in questo o quel dio che ci proteggerà dal maledetto virus e che salverà l'Umanità.
Follia.

Fede nella scienza, in senso lato e vago e vacuo, visto che anche all'interno della comunità scientifica ci sono posizioni discordanti, talvolta opposte.

Ma noi accettiamo tutto. Per fede.

Perché non abbiamo strumenti culturali per comprendere. E perché abbiamo la pigrizia mentale tipica di una comunità in decadenza.
E' faticoso pensare come individui, è massacrante ragionare come collettività.

Tessere verdi? Codici a barre? Tutto fa brodo. Vaccini? No, meglio lo Spirito Santo.
E intanto stiamo male. Intanto moriamo. Viva la Tessera Verde, però. Viva lo Spirito Santo.

E allora non pensiamo. Non studiamo. Non dissotterriamo l'ascia di guerra. Non rinforziamo le difese della nostra mente e del nostro corpo. Non avanziamo, con le armi della conoscenza critica, nei meandri dell'ignoto. 

Meglio star qui, sulla sponda piana del fiume, e accettare tutto quello che ci viene propinato. Dal primo degli scienziati all'ultimo dei santoni.
Per fede.

Non ho più fiducia

"Ogni tempesta comincia con una singola goccia"
                                                                          (Orso Tekoser)


Non ho più fiducia nelle Masse. In quelle informi e beote Masse che si bevono ogni menzogna, che preferiscono ragionare con la pancia piuttosto che col cervello. Quelle Masse che dovrebbero elevarsi, diventare Popolo e utilizzare tutto il potere che solo loro hanno. Invece niente, preferisco l'odio di bassa lega, la rabbia fine a se stessa, il disprezzo che soffia nel vento.

Le Masse sono bandiere. E io odio le bandiere.

Non ho più fiducia nel Popolo. In questa parola ricca di romanticismo e vuota di realtà. Il Popolo, che grande menzogna! Nulla di puro di unisce, perché nulla di puro esiste. Nemmeno il più basso istinto ci unisce, nemmeno il bieco interesse riesce a farci marciare uniti. Siamo divisi, quindi non siamo Popolo. Non potremo mai essere uniti, quindi non saremo mai Popolo.

Il Popolo è un'utopia. E io odio le utopie.

Non ho più fiducia nel Noi. Nell'idea che insieme si possa vivere bene. Forse si può solo vivere meglio o - per essere più precisi - meno peggio. Chi vuole vivere meno peggio, chi si accontenta di sopravvivere, scelga convintamente il Noi. L'uomo è un animale sociale, disse una volta un Saggio. Sbagliando. Non c'è nulla di sociale nell'Uomo. Egli è solo un animale, e nemmeno il migliore tra gli animali. Perché mette le catene agli altri animali, senza rendersi conto delle catene - economiche, politiche, sociali, culturali, religiose, sessuali - che mette quotidianamente a se stesso.

Noi è un carcere. E io odio il carcere.

Credo soltanto nell'Io. E faccio fatica persino in questo. E' l'ultimo slancio di ottimismo che mi concedo. Stanco, solitario, ma ancora con un briciolo di speranza. Non provate a essere Noi, non ne sarete capaci. Non ne saremo capaci. Che ognuno provi a essere Io. 

La Rivoluzione è una Tempesta. L'Io è la Goccia.


RIVOLUZIONE, VIOLENZA, ANTIAUTORITARISMO

"Noi crediamo che solo la rivoluzione violenta può risolvere il problema sociale, allo stato in cui oggi si trovano i paesi delle varie parti del globo, stato determinato o comunque influenzato dalla fase acuta del capitalismo borghese o di Stato.

Ma non bisogna credere che la violenza rivoluzionaria, solo perché l’abbiamo definita “difensiva”, debba essere impiegata per forza dopo che le forze reazionarie abbiano scatenato la loro offensiva, abbiano attaccato lo schieramento rivoluzionario, oppure, il che è ancora peggio, abbiano posto in atto una controrivoluzione preventiva. Credere in ciò sarebbe vero e proprio suicidio.

La violenza rivoluzionaria è organizzazione preventiva ed attacco preventivo contro le forze borghesi, è lotta contro le istituzioni statali, è specifica ricerca dello scontro, sollecitazione del cedimento della sovrastruttura statale". 

Alfredo Maria Bonanno

Sulla violenza

Ho visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di una vetrina infranta o di un auto da ricchi data alle fiamme.

Non ho mai visto pagine e pagine farcite di parole come violenza, violenti, terroristi, quando si parlava di morti sul lavoro, di padroni che licenziano con un messaggio whatsapp, di turni lavorativi di 12 ore per 400 euro al mese.

La violenza è a uso e consumo del Potere: spesso la chiama addirittura Giustizia e la delega a questo o quel braccio armato. La violenza "legale", così amano definirla.
Ebbene, la violenza legale è sempre contro i lavoratori, contro i cittadini, contro il Popolo. In una parola: contro la Plebe.

La Plebe non ha diritto alla violenza "legale" né le converrebbe, perché tale violenza è per natura conservatrice, reazionaria, antisociale, controrivoluzionaria.

Per questo motivo, la Plebe può utilizzare una sola violenza: quella rivoluzionaria. Che può essere una violenza offensiva, cioè atta a sovvertire lo status quo, oppure - anzi, molto spesso - può essere violenza difensiva, di resistenza, contro la violenza "legale" del Potere.
In entrambi i casi ha una valenza rivoluzionaria, perché rompe lo schema.

Ho detto lo schema, non la vetrina.

"La violenza è rivoluzionaria, quando è adoperata a liberarsi dall'oppressione violenta di chi ci sfrutta e ci domina; appena essa si organizza a sua volta, sulle rovine del vecchio potere, in violenza di governo, in violenza dittatoriale, diventa controrivoluzionaria."
(Luigi Fabbri)

Inferno

"Se la Terra ci sembra un inferno è soltanto perché siamo convinti che debba essere un paradiso."

Il problema è mettersi d'accordo. Su cosa sia questo dannato paradiso di cui blaterano da secoli, anzi da millenni.

E a blaterare sono sempre loro: i patrizi debosciati, i sacerdoti dello status quo, i padroni del vapore, i ceti dominanti.
Vendono paradisi a targhe alterne. Se non hai contante fresco, nessun problema: ci sono le rate. Degli splendidi paradisi a rate.
Artificiali, naturali, virtuali, reali, onirici: paradisi per tutti, venghino signori, venghino.

Forse è per questo che qualcuno - pochi, pochissimi, ma ci sono - ha smesso di rincorrere i vostri paradisi.
Qualcuno ha smesso di desiderarti, di sognarli, persino di impegnarsi per andare a finire lì.
Invece che ballare le vostre musiche, meglio il silenzio. Di fronte alle vostre splendide luci, meglio il buio. 

Quando capiremo che il paradiso non esiste, smetteremo di temere anche l'inferno. 

Comfort zone

Non tutti cercano allievi, discepoli, adepti. Perché non tutti voglio essere maestri. Sanno che non hanno nulla da insegnare o da spiegare, niente da dimostrare o argomentare.

Non c'è nessuna Tradizione, nessun Sapere iniziatico, nessun sistema filosofico.
Nulla da ascoltare? Si, c'è solo il Nulla da ascoltare.
Nulla da vedere? Si, c'è solo il Nulla da vedere. Non al cinema, però: non lo danno in quelle splendide sale piene di comfort, aria condizionata e pop corn.
Quello che c'è da ascoltare, da vedere, da conoscere, da vivere è davanti ai nostri piedi, se abbiamo voglia di camminare fuori dai sentieri battuti. Se abbiamo il coraggio di rompere con la tradizione, il codice, la consuetudine, la moralità sociale, il sistema dominante.

L'Uomo Libero avanza fuori dalla propria comfort zone, senza sospiri per un passato mitizzato e senza programmi per un futuro immaginifico.
Perché la Libertà è così: senza nostalgie e senza speranze.

Zero Denominatore

Sembra vi sia una dicotomia: o si è sovranista, o si è globalista, tertium non datur.

Il Sovranista ama la "sua" terra, la "sua" patria, il "suo" Popolo, la "sua" bandiera, il "suo" dio. Egli ha un posto nel mondo: il "suo" mondo, un pezzo di terra minuscolo sul globo terracqueo. 

Il Sovranista è pronto a scagliarsi contro tutto ciò che non appartiene al "suo" mondo, che viene visto come una minaccia.

Forse un giorno comprenderà che il "suo" mondo non è suo nemmeno un po' e che lui è solo un servo, un utile idiota nelle mani di chi davvero è proprietario del mondo. 

Forse, ma ne dubito.

Poi c'è il Globalista. Il cittadino del mondo. Anywhere in the world. Il suo Popolo è l'intera umanità, la sua Patria è tutto il pianeta, la sua bandiera ha tutti i colori. Il Globalista non vede minacce, condanna i conflitti, non ama le lotte, figurarsi le rivolte o le rivoluzioni. È pacifista, spesso nonviolento, quasi sempre gandhiano.

Forse un giorno capirà che il mondo non si cambia con gli scioperi della fame e con le mani dipinte di bianco, quando il Potere usa i manganelli e i proiettili.

Forse, ma ne dubito.

Questa dicotomia non esiste, è fasulla. Sovranista e Globalista stanno dalla stessa parte del fiume. Vivono nello stesso mondo, ragionano per proprietà, per leggi, per bandiere, per etichette, per divinità (religiose o laiche).

Io preferisco quelli che stanno sull'altra sponda. Quelli nascosti nel Bosco. Quelli che non hanno nulla di "mio", padroni di nulla e servi di nessuno. Quelli che non hanno affermazioni da fare, ma solo negazioni. Quelli che non hanno verità da  professare, ma esperienze da vivere.

Quelli che sono altro. L'Eccezione. Lo Zero Denominatore, diviso per il quale ogni numero diventa infinito.

Quelli che sono ovunque, ma fuori.

Anywhere, out of the world.

Senza

Non appartengo che a una comunità: quella dei Senza. Senza numi tutelari, senza padri fondatori, senza bandiera colorate, senza confini inventati, senza segni distintivi, senza etichette. 

Agli occhi dei cittadini, la comunità dei Senza compare e scompare, si popola e si estingue, ciclicamente. Quando l'identità di un secolo va fuori corso, quando la sedicente civiltà attraversa un nuova crisi, ecco comparire i Senza.

In realtà ci sono sempre stati. Direttori d'orchestra o primi violini, la loro Sinfonia è scandita dal ritmo del Nulla. Le orecchie della cosiddetta società civile sono sorde a queste note. 

La loro è la Sinfonia del Crollo. Tutto trema, essi no. Perché conoscono la furia distruttrice del Nulla, ma anche l'infinita Libertà che genera. 

E quel veleno che spaventa la società, quel veleno contro cui il Potere non ha ancora trovato un antidoto, scorre nelle loro vene. 


Oltre nessuna linea

Ci riempiono la testa di obiettivi da raggiungere, di livelli da superare, di linee da oltrepassare.

E noi ci convinciamo che la nostra essenza sia in quell'obiettivo, sopra quel livello, oltre quella linea.

Quando poi rompiamo il giogo e conosciamo, anche se per un solo istante, la gelida fiamma della Libertà, comprendiamo che la nostra essenza non ha una linea da superare.

Sono io il mio obiettivo, la mia linea sono io. 

La fratellanza dell'ira

"La dialettica radicale non getta la parola come una bottiglia vuota: una comune sapienza insegna ogni giorno agli insorti di quale uso creativo si ricarichino le bottiglie. È questa stessa la sapienza che qui prende la parola: essa non ha da comunicare ad altri che al suo bersaglio. La fratellanza dell’ira non ha bisogno di dottori. Sappiamo tutto di noi, da quando sappiamo che ognuno di noi è il semplice contrario di tutto ciò che lo nega. Nella dialettica radicale, parla una coscienza che si separa per sempre dall’infelicità."

Il Rovescio

Promessa

"Gli anarchici non promettono niente a nessuno. Gli anarchici vogliono solo che le persone siano consapevoli della propria situazione e si afferrino la libertà per se stesse."
                                                                                          (Marusja Nikiforova)

Le persone sono ossessionate dal Dopo. Non muovono un dito se non sanno cosa c'è Dopo. I politicanti lo sanno bene e non fanno altro che prometterne uno:
Dopo le elezioni, faremo...
Dopo aver vinto, realizzeremo...
Dopo questa fase, inizieremo...

La gente crede a queste promesse. In larga parte.
Di conseguenza non crede a chi invece non fa promesse. A chi non ha una soluzione prestabilita, un copione già scritto, un disegno già pronto.
Non crede a chi vuole lasciare il foglio bianco, perché ognuno possa disegnarci sopra. In libertà, in autonomia e, perché no, insieme a qualcun altro.

Io ho deciso di non promettere. Non ho certezze incrollabili, non ho verità in tasca, non ho ricette sociali, politiche, culturali, economiche per ciò che avverrà Dopo.
A me interessa il Durante. Hic et nunc, non chiedo altro.

Cosa verrà Dopo? Spero Rovine.
Perché solo sulle Rovine si potrà costruire qualcosa di veramente nuovo.


20 anni oggi. Non dimentiCARLO.

"Indomita Genova, le lacrime di luglio, infondere paura come forma di controllo"
 (Linea 77, Fantasma)

Quel luglio era vent'anni fa. Eravamo tutti vent'anni più giovani, avevamo vent'anni di esperienza in meno, vent'anni di pensieri in meno, vent'anni di stanchezza in meno. L'unica cosa che non è diminuita è la Rabbia. Magari oggi sappiamo tenerla più a bada, sappiamo morderci la lingua quando bazzichiamo la periferia della sedicente "società civile" ed evitiamo di azzannare alla giugulare l'ennesimo interlocutore stronzo che incontriamo sul nostro cammino. Uno che non fa differenza tra NoTav e NoVax, tanto per restare all'attualità.

Allora no, era diverso. Allora si voleva urlare, camminare, correre, scrivere, suonare, cantare, creare, dipingere la nostra Rabbia. Perché ci stavano fregando il presente e il futuro, ce n'eravamo accorti tutti, ma la narrazione mainstream faceva già presa sui più pavidi di noi. Meglio una confortevole bugia che un dura verità. E se la confortevole bugia viene rafforzata a colpi di manganellate, di ossa spaccate, di testicoli fracassati, di setti nasali deviati, beh... ce la faremo piacere ancora di più.

Oggi sono vent'anni che in Italia si è verificata "la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale": a dirlo fu Amnesty International, non proprio un network internazionale di Black Bloc.

Già, il Black Bloc. Il Blocco Nero. Esisteva prima di Genova ed esisterà dopo.
Infiltrati dalla polizia? Non mi stupirei.
Anarchici? Certo che si, ma di un'Anarchia antisociale, un nichilismo anarchico distante dall'anarchismo "classico", quello più conosciuto.
Violenti? No, loro stessi controbattono: Non siamo violenti, siamo vandali. Non fracassiamo ossa, ma vetrine. Non incendiamo corpi, ma lamiere. 
A che serve? Perché? Domande stupide. L'utilità dell'azione non è contemplata, "siamo anarchici di prassi, non di teoria" erano soliti e sono soliti dire; la motivazione è sempre la stessa: negare. Negare che questo mondo possa essere cambiato. 

Un altro mondo è possibile? Naaaaaah...
Un altro mondo è necessario? Assolutamente.
Per realizzarlo, però, bisogna prima ridurre in macerie l'esistente.
Dalle rovine del vecchio mondo potrà nascere un nuovo mondo, non altrimenti.

Se i violenti coi caschi blu avessero battagliato coi vandali in tuta nera, probabilmente in tanti non avrebbero avuto nulla da obiettare. Anzi, c'è da giurare che in molti avrebbero tifato per i primi, ché il Blocco Nero non gode certo di grandi simpatie dentro le manifestazioni.
Invece i violenti coi caschi blu consentirono ai vandali in tuta nera di sfondare, distruggere, disintegrare qualsiasi cosa. Senza muovere un dito. Poi passava Mani Tese o la Rete di Lilliput... e giù manganellate come se non ci fosse un domani. Mani dipinte di bianco si tinsero di rosso. Rosso sangue.

Napoli era stata la prova generale di Genova. La Raniero e la Pastrengo come Bolzaneto. Poi ci sarà anche la Diaz, la macelleria messicana, di cui non si conoscerebbe la verità se a essere massacrati, tra i tanti, non ci fossero stati anche i giornalisti di mezzo mondo.
Ricordate le prove inventate? Le mazze prese da cantiere e mostrate come se fossero state ritrovate nella Diaz? Ricordate le molotov realizzate ad arte per essere mostrate alle telecamere? Chi ha gestito Bolzaneto, chi ha deciso e diretto la Diaz, chi ha curato l'organizzazione e la gestione dell'ordine pubblico a Genova, non è stato cacciato a calci in culo insieme a qualche centinaio di vespasiani in divisa, come sarebbe dovuto accadere in un Paese civile.
No, sono rimasti tutti lì, al loro posto. Come gli assassini di Aldrovandi o di Cucchi. Nessuno gli ha tolto la divisa e il distintivo. Anzi, in molti hanno fatto carriera. I loro servigi per Genova andavano premiati...

Ero presente a Napoli. A Piazza Municipio, a Largo di Palazzo. Ho visto coi miei occhi la violenza inumana, oserei dire chimicamente forsennata, dei "tutori dell'ordine". Non andai a Genova, causa impegni personali. Chi ci andò vide le stesse scene di Napoli, ma all'ennesima potenza. Napoli era stata la prova generale, Genova la rappresentazione finale. Il colpo di grazia. Il colpo di pistola. Se fosse morto uno dei loro, sarebbero stati contenti. Invece morì un ragazzo con passamontagna ed estintore: rappresentazione perfetta del manifestante violento. A sparare, secondo la cosiddetta Giustizia italiana, fu un carabiniere alle prime armi, al quale sabotarono i freni qualche anno dopo e per poco non rimaneva ucciso, ma sono solo coincidenze, si sa... 

A morire fu un ragazzo con passamontagna ed estintore, ma non fu sufficiente. Dovettero prima dire che fu ucciso da un sasso, lanciato da un altro manifestante. Poi che ad ucciderlo fu una pallottola sparata in aria che colpì il tettuccio del defender, fu deviata dall'estintore e, dopo una parabola a foglia morta, fracassò il cranio del ragazzo. 

Quando uno dice menzogne è perché ha qualcosa da nascondere. Perché ha la coscienza sporca come l'asfalto macchiato di sangue, come l'aria irrespirabile dei lacrimogeni, come le urla di chi viene manganellato senza aver fatto nulla.
Non esiste menzogna senza colpa, figlio mio. Non dimentiCARLO mai.


Logorio

Una delle massime maggiormente utilizzate dai conservatori e dai reazionari è "il Potere logora... chi non ce l'ha!". In questa frase viene espressa in maniera ironica una verità a cui, chi esercita il Potere, crede ciecamente. E ci credono anche i tanti che anelano il Potere, lo desiderano come l'Anello di Tolkien.
Perché il Potere a quello serve: a domare, a ghermire, a incatenare.

Per questo motivo, chiunque eserciti il Potere è schiavo dello stesso. Il sovrano, sia esso una persona o uno Stato, ossia una oligarchia di persone, anche quando è Legibus solutus, resta comunque schiavo del Potere. Non sarà mai completamente libero.
Eguale schiavitù subiscono, anzi accettano, coloro i quali desiderano il Potere. Per questi mendicanti delle classi medioalte, per questi accattoni in giacca e cravatta, per questi morti di fame col portafoglio più o meno gonfio, la bramosia di Potere assurge a essenza delle loro esistenze, a scopo vitale, a obiettivo principale e ultimo.
Sovrani o sudditi, tutti sono schiavi del Potere: i primi perché devono esercitarlo e, per questo, vogliono conservarlo; i secondi perché vogliono conquistarlo e, in seguito, esercitarlo.

Il Potere è sempre azione. E' schiavo dell'azione. Chi ha il Potere non può non fare. Il Potere di non fare niente è una mera illusione. Un potere che non esercita azione, un potere non esercitato non è Potere.
La schiavitù dell'azione è antitetica alla libertà della non-azione. I buddisti la chiamano wei wu wei, azione senza azione. Non è semplice astensione dal fare, ma volontà di accordarsi con i battiti del divenire, che poi sono i palpiti del Nulla. E' la legge della Cedevolezza su cui è basato il Jujitsu: abbattere il Potere attraverso la sua stessa forza.
Il Potere è sempre azione, coercizione, imposizione. Non può non esserlo, anche se mosso dalle più nobili intenzioni.

Il Potere logora.
Sempre, coloro che lo detengono.
Sempre, coloro che non lo detengono... ma vogliono averlo.

Esistono, però, anche quelli che non hanno nessun desiderio di Potere. Quelli che sanno che "non esistono poteri buoni" e che anche il Potere più filantropo e solidale che possa essere immaginato è comunque frutto di coercizione, di dominio, di gerarchia.
Esistono quelli che disprezzano la gerarchia, combattono il dominio, fuggono dalla coercizione. 
Per loro 

Essi non vogliono il Potere. La loro volontà esercita la Potenza, non il Potere. 
Proprio perché la loro volontà non desidera ciò che tutti chiamano Potere, essa è così potente! Tanto potente da riuscire a essere iconoclasta, a cancellare consuetudini, a disintegrare muri e colonne, ad abbattere i vecchi idoli.

Essi sono gli unici realmente liberi. Essi sono gli Unici, realmente liberi.
Perché sanno riconoscere la carica nichilista di ogni Potere.
E' quella carica, quel nichilismo a produrre dolore, schiavitù, logorio.

"Il Potere logora chi non ce l'ha. Perché vorrebbe averlo.
Se uno smette di volere il Potere, avrà la Libertà."

Dio è morto? Chi se ne frega!

Dio è morto.
L'annuncio risale a oltre un secolo fa. Gli ultimi cento anni sembrano averlo confermato a più riprese. Se c'è stata Auschwitz, non può esserci dio, potremmo dire parafrasando Primo Levi.

Il problema di quest'epoca balorda e sciatta è che non c'è il cadavere. Il cadavere di dio. Nessuno lo ha visto, fotografato, ripreso, postato su Instagram, twittato su Twitter, condiviso su Facebook. La morte di dio può essere dichiarata anche dalla mente più eccelsa del Ventunesimo secolo, nessuno ci crederebbe senza che non ci sia un gruppo whatsapp che ne possa condividere il cadavere.

Dio è morto, o no? La domanda è tornata prepotente, di pari passo col ritorno dell'integralismo, del bigottismo, del sessismo, del razzismo. Forse perché dio non può che esistere per queste persone, per queste anime schiave amanti delle catene, per queste menti indurite, per queste bocche vomitanti odio.

Io so per certo che dio non esista, ma non perdo un minuto a tentar di convincere chi si è barricato dietro il muro della sua folle fede, che utilizza per discriminare chi crede in altri dei o chi, come il sottoscritto, non crede in alcun dio.
Preferisco dedicare il tempo ad abbattere quel muro, a scardinarlo senza pietà alcuna. E alla domanda se dio è morto, io rispondo scrollando le spalle: chi se ne frega.

"Che cosa è dio per la mente che crede, se non il padrone dei padroni, il re dei re di tutto l'universo? È il prepotente massimo."
(Luigi Fabbri)

Essere è Nulla

Il Nulla è il contrario di ciò che vediamo, perché è l'unica cosa che non vediamo.
Ciò che vediamo è Apparenza, ossia il contrario dell'Essere.
Perciò, il Nulla è Essere o, per dirla meglio, l'Essere è Nulla.

Non non siamo mai, se non per noi stessi e dentro noi stessi.
Tutto ciò che siamo per gli altri è Apparenza, infatti noi possiamo apparire in un modo a qualcuno e in un modo opposto a qualcun altro.
Solo noi possiamo scoprire chi siamo, conoscere noi stessi. E nemmeno è detto che in una vita riusciamo a scoprirlo. Se mai ci riuscissimo, scopriremmo di essere Nulla, perché se fossimo qualcosa tutti potrebbero scoprirlo e saremmo per tutti quella cosa e nient'altro che quello.
Cosa, appunto, impossibile.

Prospettive

"Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l'autore. Considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice "molti uomini hanno vita di quieta disperazione", non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno!"

Nulla rimane uguale nel tempo, nello spazio e nell'azione. L'emozione che può darci la visione di un abisso dall'alto di una vetta è centuplicata rispetto a quella che proveremmo stando ai piedi della montagna. 
E' tutta una questione di prospettive. Punti di vista e punti di fuga. Tutto cambia in base a noi e noi cambiamo in base al tutto. Inconsapevolmente e inevitabilmente. E' il divenire, la dialettica, il conflitto. Ciò che dall'alto ci appare splendido diventa lugubre quando scendiamo al livello della polvere. Quel che da lontano sembrava perfetto mostra difetti e crepe se visto da vicino. E anche la vecchia Berlino un giorno è stata la grande Berlino.

Non v'è certezza, finitudine, zona di comfort. Nulla è. Tutto diviene, tutto confligge.
O muore.


Hierarichie

Der Mensch ist fasziniert vom Wolf
weil er sich als Teil des Herde fühlen will,
aber die Herde bricht den Mann ab,
es verwandelt es in eine Zahl.

Das Ego stirbt in der Gemeinschaft,
der Eine stirbt in Vielheit,
der Krieger braucht keine Fahnen,
seine Heimat ist im Wald.

Es gibt keine Hierarchie, wenn nicht im Geiste.

___________

L'uomo è affascinato dal lupo
perché vuole sentirsi parte del branco,
ma il branco annulla l'uomo
trasformandolo in numero.

L'Io muore nella collettività,
l'Unico muore nella molteplicità,
il Guerriero non ha bisogno di bandiere,
la sua patria è nella foresta.

Non c'è gerarchia, se non nello spirito.


La Modernità inquina


Taranto, the first city founded by the Spartans outside Greece, has a percentage of childhood cancers 30% higher than the national average. One child in three, more.

In some areas of China, pollution has reached such levels that, to see the sun set, the government has installed huge screens on which to watch the red sun go down on the horizon.

In the vast Russia, less than half of the population has free access to drinking water. The remainder uses water from groundwater, the fourth most polluted in the world.

In Australia only 11.5% of the territory is subjected to some form of environmental protection (in Italy we are at 12%). This means that everything else is a land of conquest for real estate speculators and big farmers.

Indonesia, in less than fifty years, has reduced its forests by 40%.

China, which is often taken as a model for productivity, competitiveness, ability to stay on the market, is the country in the world with the most polluted waters. According to the World Health Organization, about 100,000 people every year, almost 300 a day, die from water pollution. A war takes fewer victims.

The United States, the "masters of the world", the political-cultural reference of more than two thirds of the planet, is the first country in the world for the use of chemical fertilizers and CO2 emissions, the second for water pollution and third for volumes of fishing.

Plastic pollution, that is the presence of plastic in the oceans, has an annual volume of 8 million tons. To bring this plastic in the oceans are mainly ten rivers: two in Africa (Nile and Niger) and the other eight in Asia (Blue River, Yellow River, Hai River, Pearl River, Mekong, Amur, Ganges and Indo). It should be remembered that plastic does not remain in the oceans but falls within the food chain, intoxicating our foods and, therefore, our bodies.

Do you know what produced this? Do you know what is condemning our planet and every single inhabitant to a qualitatively increasingly sick, polluted, risky life? Do you know what is pushing us, in the name of profit, towards an abyss from which there is no return?
The Progress. The Modernity.

__________

Taranto, la prima città fondata dagli spartani fuori dalla Grecia, ha una percentuale di tumori infantili superiore del 30% alla media nazionale. Un bambino su tre, in più.

In alcune zone della Cina l'inquinamento ha raggiunto tali livelli che, per vedere il Sole tramontare, il governo ha installato enormi teleschermi sui quali osservare il sole rosse scendere all'orizzonte.

Nella sterminata Russia, meno della metà della popolazione ha libero accesso all'acqua potabile. La restante parte utilizza l'acqua delle falde acquifere, le quarte più inquinate al mondo.

In Australia solo l’11,5% del territorio è sottoposto a qualche forma di tutela ambientale (in Italia siamo al 12%). Ciò significa che tutto il resto è terra di conquista per speculatori immobiliari e grandi imprenditori agricoli.

L'Indonesia, in meno di cinquant'anni, ha ridotto le proprie foreste del 40%.

La Cina, che spesso viene presa a modello per produttività, competitività, capacità di stare sul Mercato, è il paese al mondo con le acque più inquinate. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno circa 100.000 persone, quasi 300 al giorno, muoiono a causa dell’inquinamento idrico. Una guerra miete meno vittime.

Gli Stati Uniti, i "padroni del mondo", il riferimento politico-culturale di oltre due terzi del pianeta, sono il primo paese al mondo per l’utilizzo di fertilizzanti chimici e per emissioni di CO2, il secondo per inquinamento delle acque e il terzo per volumi di pescato.

L'inquinamento plastico, ossia la presenza di plastica negli oceani, ha un volume annuale di 8 milioni di tonnellate. A portare questa plastica negli oceani sono soprattutto dieci fiumi: due in Africa (Nilo e Niger) e gli altri otto in Asia (Fiume Azzurro, Fiume Giallo, Fiume Hai, Fiume delle Perle, Mekong, Amur, Gange and Indo). Va ricordato che la plastica non rimane negli oceani ma rientra nella catena alimentare, intossicando i nostri cibi e, quindi, i nostri corpi.

Sapete cosa ha prodotto tutto ciò? Sapete cosa sta condannando il nostro pianeta e ogni singolo abitante ad una vita qualitativamente sempre più malata, inquinata, rischiosa? Sapete cosa ci sta spingendo, in nome del Profitto, verso un baratro da cui non c'è ritorno?
Il Progresso. La Modernità.