Ogni organismo vivente conosce quattro fasi: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia. Non esiste pianta, animale, essere umano, popolo, nazione, organizzazione sociale, regno, repubblica, impero, stato che non sia soggetto a questa ferrea legge naturale. Sempre è stato così, sempre così sarà.
Chi ama "el ingenioso hidalgo Don Quijote" può tranquillamente condurre la propria personale battaglia contro i mulini a vento, immaginando di poter fermare la decadenza della nostra epoca rifugiandosi in un nostalgico conservatorismo o tuffandosi in un menzognero progressismo.
Chi invece conosce la ferrea legge della Decadenza sa che stiamo vivendo il Kali Yuga, il tramonto del cosiddetto Occidente. Che si tratti di Cultura o Civilizzazione, la vecchiaia ha ormai preso il sopravvento. Non c'è più nulla da salvare, né radici da cui ripartire.
Rovine, solo rovine, null'altro che rovine.
Rovine del Novecento, a cui si sommano, giorno dopo giorno, le rovine del Nuovo Millennio. Un millennio che non vedrà il cosiddetto Occidente come guida spirituale e materiale dei popoli e dei singoli individui. Il sole sorge sempre a Oriente.
La stessa Europa deve rendersi conto dell'inevitabile. L'Unione Europea, che è cosa diversa, anzi opposta, all'Europa, è nata per camminare sul sentiero che il sistema economico e, quindi, politico-culturale dominante ha battuto e puntellato, soprattutto dopo la sconfitta del socialismo reale.
Questo sentiero è destinato al baratro, ormai è palese. L'alleanza, per non dire la sudditanza, con gli Stati Uniti d'America è solo l'ultimo stadio della decadenza europea. L'alternativa, paventata dai populismi e dai sovranismi di ogni risma, di tornare agli stati nazionali di stampo giacobino, e cioè l'idea di ricominciare a dividerci in italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, convincendosi e convincendoci che si possa smettere di essere europei, è persino più stupida della stucchevole tracotanza di chi ciancia di Stati Uniti d'Europa. Chi vuole tornare alle bandierine nazionali e chi vuole continuare a suonare lo spartito liberale e capitalista dell'Unione Europea non sono in antitesi, ma due facce della stessa medaglia.
L'alternativa vera, reale, feconda, da cui potrà rinascere una nuova civiltà europea, stavolta non più occidentale, è rappresentata dall'unione con l'Asia. Per dirla con un termine recentemente impostosi nel dibattito politico internazionale: Eurasia.
L'Occidente sta tramontando, forse è già tramontato, ma non ce ne siamo ancora accorti tutti. L'Europa "occidentalizzata" è destinata a morte certa. L'unica speranza è la nascita di un'Europa "orientalizzata", che guardi alla Russia e alla Cina.
Europa, Russia, Cina: un'Eurasia così formata sarebbe la più grande potenza che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto. La Nato diventerebbe un trattatello da relegare ai libri di storia, il liberalismo cesserebbe all'istante di essere l'ideologia dominante, il capitalismo morirebbe.
Il futuro dell'Europa sarà l'Eurasia. O non sarà.
Che dire, condivisibile sinceramente fino all’ultimo punto!
RispondiEliminaSi sottolinea, inoltre, come nelle dottrine tradizionali (nel senso guenoniano del termine, ovviamente) vi sia una certa spinta a non guardare passivamente al corso delle cose (che comunque resta inevitabile) ma di agire affinché, magari, finito questo ciclo si possa essere l’alba di quello nuovo.