Tifosi virtuali, tifosi reali

Applausi scroscianti dopo il triplice fischio, “buuuu” ed ululati all’arbitro che sventola un cartellino giallo sulla testa di un giocatore, infine tremendi boati ai gol, come se ci fossero 100mila sostenitori sugli spalti.

Ho trovato l'esperimento del Virtual Audio disgustoso e pericoloso. 
Disgustoso, perché peggiora decisamente la fruizione televisiva di un evento sportivo che assume i connotati di una partita alla playstation, con tutto quel sapore finto, artefatto, virtuale - appunto - proprio di un videogioco. 
Pericoloso, perché l'idea che si possa sostituire la passione dei tifosi, il trascinante coro delle curve, il trasporto emotivo degli spettatori senza far decadere lo spettacolo dell'evento sportivo, va ostacolata sul nascere, prima che si pensi seriamente che si possa fare a meno delle persone sugli spalti, tanto sono ampiamente sufficienti quelle sedute comodamente sui divani, davanti alla pay-tv.

Il disegno è chiaro: il calcio, da sport popolare, deve diventare sport di massa. Deve, cioè, interessare un numero sempre maggiore di persone, ma senza che queste persone creino problemi. Miglior modo non c'è, quindi, che confinarle dentro le quattro mura domestiche, affossate in poltrone Ikea dalle quali assistere all'evento sportivo tramite la televisione. Allo stadio, se proprio sarà necessario, meglio portare le elites del danaro, ossia coloro che possono spendere ingenti somme per assistere dal vivo a una partita. Da decenni, infatti, si costruiscono stadi a capienza ridotta e i costi dei biglietti continuano a lievitare: lo scopo è manifesto, stadi per le classi sociali alte e televisione per tutti gli altri.
Il Virtual Audio rappresenta un ulteriore passo in questa direzione. Un esperimento che, qualora dia i frutti sperati, verrà riproposto anche quando gli stadi saranno riaperti. Così tutti coloro che non potranno spendere centinaia di euro a partita per portare i loro figli sugli spalti, potranno spendere centinaia di euro l'anno per le pay-tv e "godere" dei cori computerizzati durante la visione dell'evento.
Le elites economiche sugli spalti di stadi-teatro, le masse nei soggiorni con angolo cottura.

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