"Indomita Genova, le lacrime di luglio, infondere paura come forma di controllo"
(Linea 77, Fantasma)
Quel luglio era vent'anni fa. Eravamo tutti vent'anni più giovani, avevamo vent'anni di esperienza in meno, vent'anni di pensieri in meno, vent'anni di stanchezza in meno. L'unica cosa che non è diminuita è la Rabbia. Magari oggi sappiamo tenerla più a bada, sappiamo morderci la lingua quando bazzichiamo la periferia della sedicente "società civile" ed evitiamo di azzannare alla giugulare l'ennesimo interlocutore stronzo che incontriamo sul nostro cammino. Uno che non fa differenza tra NoTav e NoVax, tanto per restare all'attualità.
Allora no, era diverso. Allora si voleva urlare, camminare, correre, scrivere, suonare, cantare, creare, dipingere la nostra Rabbia. Perché ci stavano fregando il presente e il futuro, ce n'eravamo accorti tutti, ma la narrazione mainstream faceva già presa sui più pavidi di noi. Meglio una confortevole bugia che un dura verità. E se la confortevole bugia viene rafforzata a colpi di manganellate, di ossa spaccate, di testicoli fracassati, di setti nasali deviati, beh... ce la faremo piacere ancora di più.
Oggi sono vent'anni che in Italia si è verificata "la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale": a dirlo fu Amnesty International, non proprio un network internazionale di Black Bloc.
Già, il Black Bloc. Il Blocco Nero. Esisteva prima di Genova ed esisterà dopo.
Infiltrati dalla polizia? Non mi stupirei.
Anarchici? Certo che si, ma di un'Anarchia antisociale, un nichilismo anarchico distante dall'anarchismo "classico", quello più conosciuto.
Violenti? No, loro stessi controbattono: Non siamo violenti, siamo vandali. Non fracassiamo ossa, ma vetrine. Non incendiamo corpi, ma lamiere.
A che serve? Perché? Domande stupide. L'utilità dell'azione non è contemplata, "siamo anarchici di prassi, non di teoria" erano soliti e sono soliti dire; la motivazione è sempre la stessa: negare. Negare che questo mondo possa essere cambiato.
Un altro mondo è possibile? Naaaaaah...
Un altro mondo è necessario? Assolutamente.
Per realizzarlo, però, bisogna prima ridurre in macerie l'esistente.
Dalle rovine del vecchio mondo potrà nascere un nuovo mondo, non altrimenti.
Se i violenti coi caschi blu avessero battagliato coi vandali in tuta nera, probabilmente in tanti non avrebbero avuto nulla da obiettare. Anzi, c'è da giurare che in molti avrebbero tifato per i primi, ché il Blocco Nero non gode certo di grandi simpatie dentro le manifestazioni.
Invece i violenti coi caschi blu consentirono ai vandali in tuta nera di sfondare, distruggere, disintegrare qualsiasi cosa. Senza muovere un dito. Poi passava Mani Tese o la Rete di Lilliput... e giù manganellate come se non ci fosse un domani. Mani dipinte di bianco si tinsero di rosso. Rosso sangue.
Napoli era stata la prova generale di Genova. La Raniero e la Pastrengo come Bolzaneto. Poi ci sarà anche la Diaz, la macelleria messicana, di cui non si conoscerebbe la verità se a essere massacrati, tra i tanti, non ci fossero stati anche i giornalisti di mezzo mondo.
Ricordate le prove inventate? Le mazze prese da cantiere e mostrate come se fossero state ritrovate nella Diaz? Ricordate le molotov realizzate ad arte per essere mostrate alle telecamere? Chi ha gestito Bolzaneto, chi ha deciso e diretto la Diaz, chi ha curato l'organizzazione e la gestione dell'ordine pubblico a Genova, non è stato cacciato a calci in culo insieme a qualche centinaio di vespasiani in divisa, come sarebbe dovuto accadere in un Paese civile.
No, sono rimasti tutti lì, al loro posto. Come gli assassini di Aldrovandi o di Cucchi. Nessuno gli ha tolto la divisa e il distintivo. Anzi, in molti hanno fatto carriera. I loro servigi per Genova andavano premiati...
Ero presente a Napoli. A Piazza Municipio, a Largo di Palazzo. Ho visto coi miei occhi la violenza inumana, oserei dire chimicamente forsennata, dei "tutori dell'ordine". Non andai a Genova, causa impegni personali. Chi ci andò vide le stesse scene di Napoli, ma all'ennesima potenza. Napoli era stata la prova generale, Genova la rappresentazione finale. Il colpo di grazia. Il colpo di pistola. Se fosse morto uno dei loro, sarebbero stati contenti. Invece morì un ragazzo con passamontagna ed estintore: rappresentazione perfetta del manifestante violento. A sparare, secondo la cosiddetta Giustizia italiana, fu un carabiniere alle prime armi, al quale sabotarono i freni qualche anno dopo e per poco non rimaneva ucciso, ma sono solo coincidenze, si sa...
A morire fu un ragazzo con passamontagna ed estintore, ma non fu sufficiente. Dovettero prima dire che fu ucciso da un sasso, lanciato da un altro manifestante. Poi che ad ucciderlo fu una pallottola sparata in aria che colpì il tettuccio del defender, fu deviata dall'estintore e, dopo una parabola a foglia morta, fracassò il cranio del ragazzo.
Quando uno dice menzogne è perché ha qualcosa da nascondere. Perché ha la coscienza sporca come l'asfalto macchiato di sangue, come l'aria irrespirabile dei lacrimogeni, come le urla di chi viene manganellato senza aver fatto nulla.
Non esiste menzogna senza colpa, figlio mio. Non dimentiCARLO mai.